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Teodosic e Bologna: un pezzo di quel cuore resta per sempre alle Vu nere

Faceva un caldo boia quando, il 15 luglio di 4 anni fa, arrivò a Bologna e il giorno del debutto, 6 ottobre 2019, il Pala Dozza strabuzzò gli occhi di fronte alla prestazione contro la Reyer Venezia

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il giorno in cui sbarcò a basket city, ad attenderlo trovò oltre 300 persone. Faceva un caldo boia a Bologna quel 15 luglio di 4 anni fa: allo scalo dell’aeroporto Marconi, se possibile, la temperatura era ancora più caliente.

Il popolo delle Vu nere s’era dato appuntamento per accogliere un mago, nel vero senso della parola: Milos Teodosic aveva incantato stuoli di generazioni in lungo e in largo per l’Europa, e seppur l’America l’avesse respinto rappresentava davvero il segnale che la Bologna del basket stava tornando ai fasti di un tempo.

La Virtus al centro della scena

Il parquet, giudice supremo, avrebbe esaudito tale auspicio: di lì a poco sarebbero arrivati uno scudetto, una Euro Cup (con conseguente ritorno in Eurolega) e due Supercoppe. Più svariate finali alle quali è mancato il lieto fine (vedi i due scudetti contro l’Olimpia, ma anche quella di Coppa Italia dello scorso febbraio contro Brescia), ma che hanno rimesso la Virtus al centro della scena cestistica nazionale e continentale.

Grazie di tutto, Teo

Anche per questo, oggi la sensazione è di aver detto addio a un campione il cui lavoro non si limitava al solo rettangolo di gioco.

Grazie di tutto, Teo

un altro serbo che lascia un pezzo di cuore a Bologna, come Pedrag Danilovic una ventina d’anni fa, come appunto Milos Teodosic da qualche minuto di un afoso e caldissimo (e non potrebbe essere altrimenti) pomeriggio d’estate.

Uno di quei giorni dove si attende solo il tramonto per spostarsi magari ai Giardini Margherita, teatro del torneo amatoriale probabilmente più bello e spettacolare d’Italia. Un luogo nel quale, chissà, magari tra qualche anno deciderà pure di fare un salto, giusto per rinverdire i fasti vissuti nell’ultimo quadriennio.

Un tempo fatto di amore incondizionato, anche di qualche critica rispedita sempre al mittente con la faccia di chi in vita sua ne ha viste e sentite di tutti i colori, ma che per quella maglia sarebbe stato disposto a buttarsi sul fuoco.

Milos e quel debutto da sogno

È vero, il Milos ammirato a Bologna non è stato sempre all’altezza della fama che l’ha preceduto. Problemi fisici e acciacchi vari l’hanno spesso condizionato, tanto da ritardarne persino il debutto di un mese nella sua prima stagione bianconera.

L’esordio resta però una pietra incastonata nella storia: il 6 ottobre 2019 il pubblico del Pala Dozza strabuzzò gli occhi di fronte alla prestazione offerta contro la Reyer Venezia, campione d’Italia in carica, fatta di 22 punti e 7 assist in appena 21’, con 7 su 9 dal campo (4 su 6 da tre), 4/4 dalla lunetta e un complessivo 27 di valutazione.

Negli anni a venire ne seguiranno altre, unitamente a qualche giornata storta, perché in fondo a 32 anni non si può pretendere la luna da chi sulla breccia c’era ormai da una decina d’anni abbondante. E poi la costante ricerca di fisicità (specie nel basket europeo) ha finito per relegare abilissimi passatori o costruttori di gioco (o di sogni) a un ruolo a volte marginale, dove la preoccupazione di non caricarsi di troppi falli prevale su qualsiasi strategia e sulla fantasia.

Accolto da re, salutato da sovrano

Se le sue magie sul parquet son ben note a una platea sconfinata di ammiratori, poco si sa del suo legame unico e indissolubile con Bologna. Una città che lo ha accolto da re e che lo saluta adesso come si conviene a un sovrano. Una città nella quale s’è sentito da subito uno del popolo, con abitudini semplici accompagnate però da gesti capaci di spalancare il cuore delle persone.

Come quando un giorno, intento a fare colazione con la famiglia, seduto su un tavolino di una nota pasticceria del centro, vedendo un barbone appostato accanto alla vetrina lo andò a prendere e lo fece sedere al tavolo, offrendogli un’abbondante colazione, sotto gli occhi stipiti e ammirati dei presenti.

Quando ha portato generi alimentari agli alluvionati

O come quando, storia di neanche un paio di mesi fa, si presentò all’esterno di un’attività portando alcuni generi di prima necessità destinati agli alluvionati dell’Emilia-Romagna, rispondendo a una raccolta fondi organizzata da alcuni privati. Nessuna magia, solo tanta empatia e un mare di generosità.

Gesti di cui evidentemente sentono di aver bisogno a Belgrado, dove quasi 20 anni fa tutto è cominciato (Milos esordì con la FMP Zeleznik, società che nel 2011 è confluita nella Stella Rossa), dove da oggi comincia (l’ultimo?) capitolo della storia cestistica del grande mago della pallacanestro di inizio millennio. Uno che a Bologna ha lasciato non solo una traccia, forse anche un pezzo del suo cuore.

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