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Toronto, Zverev spreca l'ennesima occasione: Khachanov sfiderà Shelton, il terzo incomodo tra Sinner e Alcaraz

A Toronto, altra chance sprecata da Zverev: Khachanov si mostra solido e lo supera al tiebreak del terzo set. Shelton non lascia scampo a Fritz: è lui il vero anti Sinner e Alcaraz?

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Certe occasioni, quando capitano, vanno sfruttate. Ma non ditelo a Sascha Zverev: Toronto sembrava una tavola bella imbandita per accorciare la forbice da chi gli sta davanti (soprattutto Alcaraz), invece resterà un’altra incompiuta nel bel mezzo di una stagione che non accenna a diminuire i carichi negativi, come dimostra la sconfitta in semifinale all’open canadese contro un Karen Khachanov che ha il merito di non disunirsi quando il baratro è a un passo (annulla un match point sul proprio servizio e poi vince al tiebreak del terzo). Il russo sfiderà in finale Ben Shelton, che nel derby con Taylor Fritz ha fatto capire di aver ben chiaro cosa vuole dall’estate sul cemento nordamericano.

Ahi Zverev, altra occasione sprecata: Alcaraz resta lontano

Chiaro che la notizia della notte è la sconfitta di Zverev, che pure a Toronto sembrava essere in qualche modo sulla via di una netta risalita dopo la debacle mandata a referto a Wimbledon. Il tedesco però ha sprecato tanto, e alla fine s’e fatto infilare da un Khachanov chirurgico, al quale riesce una mezza impresa: quasi 8 anni dopo l’unica finale di un 1000 disputata in carriera (vinse a Bercy contro Djokovic), eccolo che si riprende un atto conclusivo di un Masters 1000.

Di più: il russo non aveva mai vinto contro una testa di serie numero uno di un torneo (era sotto 0-18), ma adesso sente che qualcosa sta cambiando. Perché ha sfruttato ogni minima sbavatura del rivale, a cominciare dal primo set dove nel quarto game trova il break per stendersi un tappeto rosso ai piedi. Rinunciatario e falloso, Sascha non riesce davvero mai a mettere in difficoltà il rivale, anche perché scambiando spesso e volentieri da un metro e anche più fuori dalla riga di fondo campo finisce per fare il suo gioco (6-3).

La seconda giovinezza di Khachanov, che non si pone limite

Solo quando Khachanov abbassa le percentuali al servizio l’inerzia della partita passa a favore del tedesco: alla prima palla break ottenuta in tutto l’incontro arriva il punto che vale il set (6-4) e che rimanda ogni discorso al terzo set. Dove è però ancora il russo a collezionare palle break, stavolta però tutte annullate da Zverev.

Ne deve salvare una anche Karen, ed è di una pesantezza incredibile: arriva sul 5-6 e 30-40, ma con una buona prima la palla match viene disinnescata.

Nel tiebreak Khachanov parte male, poi però si mostra più continuo: Sascha spreca un minibreak, sbaglia due volte col dritto e una col rovescio e alla prima palla match cede sull’ennesima prima servita dal russo. Che se dovesse vincere la finale con Shelton tornerebbe dopo 6 anni al best ranking, cioè alla numero 8. Per come ha giocato col tedesco, una missione non proprio così impossibile.

Shelton, prova di forza contro Fritz: è lui il terzo incomodo?

Chiaro però che anche Shelton ha le sue ragioni per poter pensare in grande. Contro Fritz, nell’atteso derby tra gli attuali migliori giocatori made in USA, la vittoria è stata netta e senza appello: 6-3 6-4 in meno di un’ora e mezzo, con Ben che ha collezionato 10 palle break trovando per tre molte il modo di passare, concedendone a sua volta appena un paio al rivale, disinnescata senza grossi problemi.

Una prova di maturità per il figlio d’arte (suo padre Byron è stato giocatore nonché allenatore all’Università della Florida), che ha martellato con la prima traendone oltre l’85% di punti (contro lo scarno 68% di Fritz) e che dopo aver battuto Cobolli (che è quello che l’ha fatto soffrire di più) e de Minaur ha deciso di alzare ulteriormente l’asticella.

Non avrà però modo di prendersi la rivincita contro Zverev, che ad aprile l’aveva battuto nell’ultima finale disputata, quella sulla terra di Monaco di Baviera. Ma il cemento per Ben ha tutto un altro sapore: s’è messo in corsia di sorpasso per superare Djokovic alla posizione numero 6 un caso di vittoria con Khachanov, e al contempo ha già lanciato il guanto di sfida a Sinner e Alcaraz. Perché lui nei panni del terzo incomodo sente di starci da Dio.

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