Sono parole piuttosto dure quelle usate da Guillaume Martin per commentare il suo ritiro forzato dal Tour de France e analizzare il regolamento anti Covid-19 predisposto dall’organizzazione prima del via del corsa.
“Il protocollo è estremamente vago e troppo aperto a interpretazione varie” ha denunciato il corridore della Cofidis a L’Equipe.
“Anche quello è stato il mio problema: pensavo fosse strutturato in modo che un corridore potesse correre se asintomatico. Quando ho fatto il tampone domenica mattina, è venuto fuori che ero altamente contagioso, ma questo livello di contagiosità non è previsto nel protocollo”.
Martin poi ha puntato il dito anche contro alcuni suoi colleghi, rei secondo lui di non sottoporsi ai test del caso.
“Se non avessi detto nulla sabato, domenica avrei continuato a correre. E penso che altri corridori facciano così. Ovviamente questi sono solo rumor e congetture, ma mi sembra illogico che io sia l’unico in questa situazione. Molti corridori non sono al loro livello e deve esserci una spiegazione. Potrebbe esserci un cluster d’infezione in gruppo? Certamente è possibile. La bolla viene rispettata sempre meno”.