Un’altra notevole card numerata di UFC si è consumata nella notte italiana tra sabato 29 e domenica 30 luglio in quel del Delta Center di Salt Lake City. L’evento principale di UFC 291 è stato la sfida tra Dustin Poirier e Justin Gaethje, due lottatori che hanno incrociato le ostilità in gabbia per la seconda volta dopo il primo incontro avvenuto ad oltre cinque anni di distanza.
Ma il resto del programma ha offerto molti altri match interessanti, come quello tra lo statunitense di origine italiana (i nonni paterni provengono dalla Liguria) Michael Chiesa e Kevin Holland, e ancora Jan Błachowicz contro Alex Pereira o l’inossidabile (più o meno) Tony Ferguson vs Bobby Green.
- Ferguson, è l'ora del ritiro?
- Chiesa, terza sconfitta di fila. Ma continuerà a combattere
- Pereira, ascesa inarrestabile
- UFC 291, l'atteso match tra Poirier e Gaethje non delude
- UFC 291, i risultati della main card
Ferguson, è l’ora del ritiro?
Partiamo da questi ultimi impegnati nella sfida dei pesi leggeri, con il 39enne che sta inforcando una china sempre più triste, solitario y final nella sua carriera. Ferguson infatti è dal 2020 non ne sta azzeccando una, per limitarci ai risultati sportivi e sorvolando sulla sue traversie personali. Era il giugno del 2019, ed El Cucuy batteva per TKO Donald Cerrone a UFC 238: da allora però ha accumulato una striscia di sei sconfitte di fila, inclusa quella di ieri notte contro Green (che ha un record di 30-14-1).
Fatale (in tutti i sensi, a momenti Ferguson ci restava secco) l’Arm-Triangle Choke messo a segno dal rivale sul limitare del terzo ed ultimo round. L’ex campione interim nei pesi leggeri, ed ex detentore del record di 12 vittorie di fila con 9 finalizzazioni, nonostante la tenacia – qualcuno direbbe testardaggine – e il cuore che ci mette nell’ottagono sembra ormai lo spettro di quel lottatore che nello scorso decennio era tra le punte di diamante della disciplina. A quasi quarant’anni, dopo una carriera comunque sontuosa (e anche sfortunata, basti pensare alla sfilza di rinvii e cancellazioni per il match mai messo in scena contro Khabib Nurmagomedov) a Ferguson resta un onorevole ritiro prima che sia troppo tardi.
Chiesa, terza sconfitta di fila. Ma continuerà a combattere
Andiamo quindi al duello tra Michael Chiesa (16-6, 11-6 UFC) e Kevin Holland (24-9, 1 NC; 11-6, 1 NC UFC), per i pesi welter. Il match di apertura della main card tra l’italoamericano, di ritorno nella gabbia a più di un anno dall’ultima volta a causa di un infortunio e il rivale che nel frattempo ha messo a referto cinque incontri si è risolto a favore di quest’ultimo prima del limite già nel round iniziale. Un Holland più maturo infatti chiude la pratica al minuto 2:39 del R1 tramite sottomissione, per la precisione con una D’Arce Choke (una finalizzazione con le braccia che si chiudono sulla testa dell’avversario).
Chiesa al momento ha tre sconfitte di fila nel suo tabellino, ma ha assicurato di non volersi ritirare. “Beh, non è il massimo come cosa”, ha spiegato sui suoi profili social, congratulandosi con Holland, “un fighter infernale, uno dei più grandi combattenti in questo sport“. “Sapevo fosse un avversario molto impegnativo da affrontare dopo quasi due anni fuori dall’ottagono, ma non ho mai detto di no ad una battaglia. Mi toglierò un po’ di polvere addosso, tornerò in palestra e mi rimetterò al lavoro. Non ho ancora finito“. Sperando che il gran capo dell’UFC Dana White gli dia un’altra occasione prima del rischio di un rilascio.
Pereira, ascesa inarrestabile
Altro match che si è stagliato nella main card di UFC 291 è stato quello tra Jan Błachowicz (29-9-1, 12-6-1 UFC) e Alex Pereira (7-2, 4-1 UFC) , con quest’ultimo reduce dal salto di categoria (nei pesi massimi leggeri) dopo la sconfitta contro Israel Adesanya nel rematch contro Izzy (il brasiliano vinse il primo). Ebbene, la nuova dimensione nel peso è stata inaugurata al meglio da Poatan, che vince per split decision (questi i cartellini dei giudici: 29–28, 28–29, 29–28).
Błachowicz, dopo un buon inizio, ha dato l’impressione di essere un po’ alle corde contro Pereira, la cui ascesa nella promotion americana è sempre più impetuosa: il brasiliano punta al ritorno nei leggeri per vincere il titolo, ma anche nei medi per completare il trittico e prendersi la rivincita contro Adesanya. Da notare che Pereira è già stato campione UFC nei medi e in passato anche campione in due differenti classi di peso (medi e massimi leggeri) nella kickboxing.
UFC 291, l’atteso match tra Poirier e Gaethje non delude
Infine, l’atteso match tra Poirier (29-7, 1 NC; 21-6, 1 NC UFC) e Gaethje (24-4, 7-4 UFC). Il ritorno in gabbia tra i due fighter dei pesi leggeri dall’ultima volta nel 2018 (vinse Poirier) è stato l’occasione per l’assegnazione della cintura BMF, sorta di riconoscimento tra il serio ed il faceto per definire chi è il Baddest MotherFucker (da cui l’acronimo, ed è inutile tradurre). Un titolo nato con il match del 2019 tra Nate Diaz e Jorge Masvidal (la spuntò quest’ultimo, per la cronaca).
Ma nell’ottagono, ovviamente, è stata battaglia vera tra i due tostissimi e spettacolari lottatori. Gaethje, che nel primo match provò a sfiancare il rivale con i suoi low kick, ha fatto la stessa cosa ieri notte, con un primo round all’arma bianca ma sostanzialmente equilibrato tra i due ex campioni ad interim dei pesi leggeri. Ma alla ripresa The Highlight ha messo la parola fine all’incontro con un head-kick che ha travolto Poirier. L’arbitro Hearb Dean dichiara chiuso il match, con Gaethje che si porta a casa un bonus di 50.000 dollari per la Performance of the Night, oltre alla cintura BMF. Nell’attesa di (ri)conquistare quella dei pesi leggeri.
UFC 291, i risultati della main card
Justin Gaethje b. Dustin Poirier (ko tecnico, head kick, 2° round)
Alex Pereira b. Jan Blachowicz (split decision, 29–28, 28–29, 29–28)
Derrick Lewis b. Marcos Rogerio de Lima (ko tecnico, ginocchiata, 1° round)
Bobby Green b. Tony Ferguson (sottomissione tecnica, arm-triangle choke, 3° round)
Kevin Holland b. Michael Chiesa (sottomissione, D’Arce choke, 1° round)