Giocare a calcio, con una sola regola: vietato correre. Non è uno scherzo, lo sport esiste davvero e si chiama calcio camminato. L’idea è venuta agli inglesi e ben presto è sbarcata anche qui in Italia.
Il calcio camminato è nato a Chesterfield, contea inglese di Derbyshire. E con un nome così storicamente legato allo sport e soprattutto alle buone maniere legate all’attività fisica c’è poco da stupirsi.
Il walking football ha lo scopo di coinvolgere in attività di gruppo le persone che hanno varcato la soglia dei 50 anni d’età. E, soprattutto, sottrarle a una vita sedentaria che spesso si divide tra il lavoro (o la pensione, per chi ci è andato) e il divano di casa.
Le prime città italiane che hanno aderito al progetto sono state Milano, Bologna e Firenze, in un progetto che la Uisp ha lanciato sin dal 2011, accodandosi alla britannica Community Trust.
Ora ad aderire al progetto è arrivata anche Bergamo, la città calcisticamente legata all’Atalanta e che nell’immaginario collettivo nazionale regala al Paese rigorosamente giovani promesse.
E invece la città della Dea si lancia nel calcio camminato, con un torneo prova in arrivo nel mese di febbraio con la collaborazione delle tre associazioni dei sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e anche un manipolo di vecchie glorie dell’Atalanta.
Ma quali benefici porta a chi ha superato le 50 primavere giocare a calcio camminando? A parte l’evidente divertimento di rimettersi in discussione su un campo di pallone, anche studi britannici hanno dimostrato gli effettivi benefici sulla salute: una ricerca della Stin University ha dimostrato che giocare una partita di calcio camminato a settimana per tre mesi riduce il rischio di malattie cardiovascolari, combatte l’ansia e la depressione.
E allora tutti in campo, con l’obiettivo di centrare le finali nazionali sulla riviera romagnola. Camminando camminando.
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