Nuova sfida per André Villas Boas, il tecnico portoghese che è passato anche dall’Italia come vice di Mourinho all’Inter, prima di iniziare una carriera da capoallenatore con Porto, Chelsea, Tottenham, Zenit San Pietroburgo e Shanghai.
Lo Special Two sarà infatti al via della Dakar, con una Toyota Hilux: “Da bambino mio padre mi portava alle gare. A 16 anni correvo nel campionato nazionale di enduro. Mi piaceva, ma a 18 ho iniziato ad allenare ed era difficile conciliare le cose”.
“I motori sono da sempre la mia seconda passione – ha spiegato alla Gazzetta dello Sport -. Mio zio Pedro l’ha corsa due volte. Anche lui ha debuttato a 40 anni. È la 40° edizione del rally: è curioso, tutti i numeri tornano. La Dakar è la gara per eccellenza per chi ama l’off road. Un concentrato di avventura, sfida, stress fisico e mentale. L’obiettivo è finirla. A ottobre ho visto che c’era questa opportunità. Mi sarebbe piaciuto correre in moto, ma avrei avuto bisogno di un anno di preparazione”.
“La macchina è molto potente e ho un buon feeling. I test in Marocco e in Spagna sono andati bene. Sono tranquillo perché ho al mio fianco i migliori: Ruben Faria, il mio co-pilota, con alle spalle 9 Dakar in moto e una squadra blasonata come Overdrive. Correrò con la stessa macchina con cui ha vinto Al Attiyah, ma con i miei colori. La Dakar è il secondo evento motoristico al mondo, un’occasione per far conoscere tre associazioni benefiche con cui collaboro da anni: la Fondazione Laureus, Ace Africa e APPACDM, impegnata con i disabili”.
Differenze col calcio: “Quando alleni, parli all’uomo, prima che al calciatore. Sono a favore di una guida democratica della squadra, dove tutti possono confrontarsi. Il coach influisce sulla strategia della partita e il suo ruolo è ottenere il meglio da ognuno, mettere in campo tutte le abilità e creare armonia”.
Sul rapporto con Mourinho: “Ho imparato tantissimo da lui e gli sarò grato per tutta la vita. Lui lo sa. È normale che ad un certo punto le strade si dividano”.
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