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Yustre racconta l'incubo sulla strada

Il corridore, finito in ospedale dopo un'aggressione subita in Toscana da un automobilista, è sconcertato: "In Italia ciclisti meno tutelati che in Colombia".

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Yustre racconta l'incubo sulla strada Fonte: ANSA

Kristian Yustre, 24enne colombiano portacolori del Team Amore & Vita-Prodir, finito in ospedale dopo un’aggressione subita in Toscana da un automobilista, che se l’è presa con altri tre atleti, è sconcertato: “Mi sembra che qui  le tutele verso i ciclisti siano minime” dice al ‘Tirreno’.

“Eravamo reduci da un allenamento con epicentro la salita di Seano, io e Martinez avevamo lasciato un po’ indietro Cardona e Florez, quando ci siamo immessi sulla via Fiorentina – aggiunge -. Procedevamo fianco a fianco, non c’erano altre auto ma ad un tratto e senza nessun preavviso una macchina ci ha affiancati e, dopo averci guardato in faccia in modo ostile, il guidatore ha accelerato, ci ha superati ed ha iniziato a stringerci verso il bordo della strada, rallentando e con il chiaro intento di farci cadere. A quel punto noi abbiamo sopravanzato l’auto ed abbiamo reagito gesticolando e mandando a quel paese il guidatore. Questi ha risposto per le rime, ci ha nuovamente superati e ha ricominciato il suo giochetto per farci cadere. Alla fine ci siamo fermati, così come l’auto dalla quale è sceso il guidatore che mi sembrava molto alterato; questi, senza dire nulla, ha sferrato un pugno al volto di Daniel Felipe che è finito a terra KO. Io ho cercato di difendermi ma l’uomo mi ha colpito con un altro pugno al labbro, facendomelo sanguinare. Poi sono arrivati gli altri due nostri colleghi per aiutarci, ma l’uomo è risalito sull’auto ed è ripartito, non senza però cercare di ripetere quel giochetto pericoloso anche con loro. Una bruttissima avventura che ci ha lasciati di stucco per la violenza subita”.

“Mi meraviglio che in Italia i ciclisti siano così poco tutelati – aggiunge Yustre -. Anche in Colombia contiamo delle vittime ma le leggi dello Stato tutelano molto i ciclisti, anzi li equiparano a tutti gli altri mezzi che transitano su ogni strada. Da noi, per esempio, i ciclisti possono viaggiare tranquillamente per due, fianco a fianco e i mezzi a motore devono rispettare comunque e sempre la distanza di un metro e mezzo dal ciclista. In Italia mi sembra che le tutele verso i ciclisti siano minime ed è un peccato per un Paese che è uno dei primi al mondo in questo sport”.

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