Che fine ha fatto il bomber che segnava a ogni respiro? Il Milan si trascina avanti e continua a sognare la zona Champions anche senza i gol del polacco ma stupisce l’astinenza di quel giocatore che al suo arrivo in rossonero aveva incantato tutti. L’ex Genoa è arrivato a 506 minuti di digiuno. Al Genoa ne aveva segnati 19 gol in 21 partite. Nelle ultime 8 partite giocate ha segnato 2 sole reti, con una media di un gol ogni 326 minuti giocati. Un’astinenza che dura da oltre un mese, l’ultimo gol risale al 6 aprile quando segnò alla Juve.
LA CRITICA – Duro il commento di Lele Adani che a Sky va giù pesante: “Io mi auguro – sia per il ragazzo sia per il Milan che ha investito su di lui – che il vero Piatek sia un giocatore che metta qualcos’altro al di là del goal, perché senza il goal cosa rimane? Pochino. Il calcio ci insegna che la fase realizzata di un attaccante è importante – così un terzino che deve crossare, di un centrocampista che deve non solo impostare ma anche recuperare o viceversa – ma un attaccante che segna e basta non è utile nel calcio di oggi, perché quando manca il gol devi poter contare sulle alternative. Bisogna ricordare un dato: le squadre con i capocannonieri dell’anno scorso sono arrivate quarta e quinta, Inter e Lazio con Icardi e Immobile. Una squadra cresce anche con il lavoro dell’attaccante al di là del gol. Dal mio punto di vista Piatek la capacità realizzativa non la perderà mai, anche in un periodo di crisi. La capacità di giocare a calcio invece deve ancora conoscerla”.
LE REAZIONI – Il mondo del web però si ribella sui social. C’è chi fa paragoni azzardati: “Piatek sempre più simile a Icardi: quando non fa gol non si vede” ma sono in tanti quelli che danno la colpa solo a Gattuso: “Ma non gli danno una palla neanche a morire, Milan che squadra fasulla” o anche: “Gattuso aveva trasformato Higuain in mezzala e adesso ha adattato Piatek a mediano di rottura e giustezza. Per questi virtuosismi tattici devi avere delle qualità….” e infine: ” Qualcuno conti le volte in cui Piatek ha indicato ai compagni di dargli la palla sui piedi e le paragoni alle volte in cui l’ha davvero ricevuta… Credete ancora che il problema sia la punta?”.