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Andy Selva il bomber sammarinese

Scopri la storia di Andy Selva, passato da calciatore ad allenatore e simbolo del calcio di San Marino.

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Claudio Cafarelli

Claudio Cafarelli

Giornalista

Classe 1985: SEO, copywriter e content manager. Laurea in Economia, giornalista pubblicista.

Andy Selva il bomber sammarinese Fonte: Imago Images

Chi conosce Andy Selva? A parte quelli che hanno vissuto i suoi anni e non si interessavano solo del calcio di prima fascia, probabilmente il suo nome suonerà ignoto. Ma in realtà questo attaccante ha scritto alcune pagine importanti della storia del calcio, anche se non di quelle più celebri. Non ha mai calcato i campi di Serie A, e per la verità le cose migliori le ha fatte tra la Serie D e la Serie C, eppure Selva è stato un po’ più di un comune bomber di provincia.

Cittadino sammarinese per parte di madre, ha scelto di vestire la maglia della piccola nazionale incastonata al centro dell’Italia, diventando il più importante giocatore locale della sua epoca e uno dei più grandi di sempre, almeno al fianco del mitico Massimo Bonini. E lì, in quel paese sulle montagne tra Romagna e Marche, Andy Selva ha scritto un pezzo di storia importantissimo.

Andy Selva con la maglia del San Marino Fonte: Imago Images

Andy Selva a San Marino: una stella ai piedi del Titano

Poco più di 30.000 abitanti sparpagliati su circa 61 chilometri quadrati, un micro-stato che spesso viene confuso con l’Italia ma che in realtà ha storia molto più antica. La Repubblica di San Marino venne riconosciuta addirittura nel 1291, anche se la tradizione fa risalire la nascita dello stato addirittura al 301, quando ancora esisteva l’Impero Romano.

Andy Selva, nato a Roma il 23 maggio 1976, ha iniziato a giocare nella nazionale di San Marino nel 1997, giocando una partita con l’U21 e trovando subito il gol. Immediatamente fu chiaro che un attaccante come lui, dalle parti del Monte Titano, non s’era mai visto: Selva aveva fisico, senso del gol, e anche dei piedi più che discreti. Un anno dopo, il ct Giampaolo Mazza lo convocò nella nazionale maggiore, e i due assieme avrebbero incarnato il momento migliore della storia del calcio a San Marino.

Già il 14 ottobre 1998, la punta romana trasformava un rigore contro l’Austria, che avrebbe rappresentato l’unico gol della sua nazionale in tutta la fase di qualificazione agli Europei del 2000. Il primo di 8 gol in 73 partite, che possono sembrare pochi, ma per chi gioca in una squadra come San Marino, tra le Cenerentole per eccellenza del calcio europeo, le prospettive sono ben diverse. Per chi è abituato a confrontarsi con paesi più grandi e con maggiori bacini di calciatori da cui pescare, 8 gol sono, in effetti, il record storico di reti segnate in nazionale.

Ma la sua storia con la nazionale del Titano, di cui è stato a lungo capitano, è legata soprattutto all’impresa del 28 aprile 2004, quando su calcio di punizione segna la rete che decide la partita amichevole contro il Liechtenstein. È la prima vittoria della storia di San Marino, e c’è la sua firma. Una rete che rappresenta bene ciò che Andy Selva è stato per la nazionale biancazzurra: un punto di riferimento in campo e anche fuori, un giocatore capace di lasciare il suo segno nell’unico modo possibile, sfruttando le qualità individuali e i calci piazzati in cui si era specializzato.

Tutto il resto di Andy Selva: la carriera da calciatore nei club

Ma chi è stato Andy Selva per tutti gli altri? Per i tifosi non sammarinesi che hanno imparato a conoscere questo esotico centravanti alto solo 175 centimetri vedendolo giocare solo nel campionato italiano? Senza grande timore di smentita, si può dire che Selva è stato la più grande star del calcio internazionale ad aver calcato a lungo i campi delle serie minori italiane, arrivando al massimo a sfiorare la Serie B.

Romano di nascita, ha iniziato a giocare nelle giovanili della Polisportiva Enda Monti di Ravenna, facendosi notare dal Latina nel 1994 e debuttando così in Serie D, in una stagione che vede avvicendarsi in panchina Andrea Agostinelli e Stefano Di Chiara. Segna 10 gol in 31 partite, brillando soprattutto in Coppa Italia Dilettanti, dove però i laziali non vanno oltre gli ottavi di finale. L’anno dopo passa al Civita Castellana, stessa categoria ma vicino a Viterbo, club che l’anno prima aveva raggiunto il quinto posto in classifica e le semifinali della Coppa Italia di categoria. Selva arriva a 12 gol stagionali, di cui 10 in campionato, ma l’annata dei rossoblù è sottotono, e si chiude solo all’11° posto.

Nonostante la giovane età, l’attaccante romano ha dimostrato di avere interessanti qualità, e l’anno successivo sale in Serie C2 per giocare coi marchigiani del Fano, in cui giocano il veterano Rolando Maran in difesa e un giovane Davide Baiocco a centrocampo. Andy Selva soffre un po’ il cambio di categoria, e realizza appena 2 gol in 27 partite, con la squadra che arriva nona. Va peggio la stagione seguente, col Fano in difficoltà e Selva che, dopo appena 8 presenze e nessun gol, lascia a campionato in corso per passare al Catanzaro, sempre in C2.

Nella quarta serie italiana, l’attaccante che proprio ora sta iniziando ad affermare il proprio mito con la nazionale di San Marino, trascorre alcune stagioni di livello non eccezionale con la maglia dei calabresi. Alla prima annata chiude in sesta posizione, segnando 2 gol pur giocando poco. Quella seguente, con l’italo-argentino Juan Carlos Morrone in panchina, riceve più fiducia e gioca da titolare, ma segna appena 5 reti, con la squadra giallorossa che arriva in terza posizione. Inizia la stagione 1999/2000 col Catanzaro, ma poi la interrompe per tornare dalle parti di Roma, firmando col Tivoli in Serie D.

L’annata al Tivoli si rivela molto positiva per l’attaccante sammarinese: segna 16 gol in 22 partite, aiutando i Tiburtini a raggiungere un ottimo quarto posto nel girone E della Serie D. Così, nel 2000, Andy Selva risale in Serie C2 per giocare nel San Marino. Si tratta di un club particolare, con sede a Serravalle, nella Repubblica di San Marino, ma che fin dalla sua fondazione nel 1959 aveva militato sempre e solo nei campionati italiani. La stagione precedente, il San Marino aveva ottenuto la promozione in Serie C2, e vedeva in Selva, bandiera della nazionale, un acquisto importantissimo sia a livello tecnico che simbolico.

La stagione coi Titani fu buona, chiusa con 4 reti in 28 partite, e permise alla squadra biancazzurra di ottenere un ottimo decimo posto in classifica. Nel corso dell’annata successiva, però, dopo appena 7 partite Selva lasciò per trasferirsi nuovamente in D alla Maceratese allenata da Antonio Ceccarini, ma anche qui visse una fugace avventura (segnata principalmente dalle 3 reti in 4 partite segnate nella Coppa Italia di categoria), e a gennaio la punta passò al Grosseto, dove segnò due reti. La formazione toscana raggiunse il secondo posto, ma venne poi ripescata in C2 per completamento degli organici.

Il momento della svolta, per la carriera di Andy Selva, si verificò nella stagione 2002/2003, quando si trasferì al Bellaria, ancora in Serie D, finendo a giocare sotto la guida di Giuseppe Angelini. Il bomber sammarinese visse una stagione da 23 gol in 35 partite, trascinando la formazione romagnola fino al quarto posto del girone D. Il Bellaria vinse poi i play-off, e ottenne la sua prima storica promozione in Serie C2. A quel punto, dopo una lunga gavetta tra dilettanti e semiprofessionisti, il nome di Selva stava iniziando a girare nelle categorie inferiori del calcio italiano.

Il capitano del San Marino Andy Selva Fonte: Imago Images

Andy Selva: gli anni d’oro

Nell’estate del 2003 gli venne offerta la clamorosa occasione di un salto di categoria fino alla Serie C1, in cui non aveva mai giocato. La SPAL di Ferrara stava attraversando grossi problemi economici e societari, e doveva quindi puntare su giocatori poco noti e con stipendi non esagerati: Selva rientrava in questo profilo. Nella squadra allenata da Giuliano Sonzogni (che poi verrà sostituito in corsa da Gian Cesare Discepoli), doveva fare da spalla d’attacco a Raffaele Cerbone, e i due trovarono presto una buona intesa. Alla fine della stagione, Selva aveva realizzato 13 reti in 29 partite, e la SPAL aveva raggiunto un ottimo nono posto in Serie C1.

In estate cambiarono ancora un po’ di cose, con Discepoli che lasciò e la dirigenza che, sempre nell’ottica del risparmio, decise di ingaggiare un allenatore che aveva allenato solo una stagione all’Aglianese in C2, ottenendo una buona salvezza: Massimiliano Allegri. Selva era di nuovo il punto di riferimento principale in attacco, nonostante tanti addii, e riuscì a chiudere una stagione che gli frutta complessivamente 12 gol in 27 partite. La SPAL incredibilmente fu in grado di confermare il nono posto dell’anno precedente. A causa dei ben noti problemi economici dei ferraresi, in estate la punta venne ceduta al Padova, dove ci si aspettava potesse formare un grande fronte offensivo assieme all’argentino Cristian La Grotteria, ma l’esperienza in Veneto si rivelerà poco soddisfacente: appena 5 gol in 23 partite, con un nono posto nel girone A della Serie C1.

Così, nell’estate del 2006 Andy Selva ricominciò accettando il contratto dell’ambizioso Sassuolo, guidato da Gian Marco Remondina. “La prima volta che vidi un dirigente del Sassuolo è stata una volta lasciato il Padova: vennero a parlare con me Giovanni Rossi e il segretario Gerardo Esposito. Sinceramente non conoscevo Sassuolo ed ero titubante: era una realtà nuova, una neopromossa” racconterà l’attaccante anni dopo. L’anno prima, i neroverdi avevano conquistato la promozione dalla C2 grazie a una bella squadra, che aveva tra i suoi perni il centrocampista Francesco Magnanelli. Ma in estate stavano conducendo importanti acquisti, come il portiere Michael Agazzi dalla Triestina, il difensore Andrea Tarozzi dal Padova e William Jidayi dal Castel San Pietro.

Dopo aver parlato con la società mi sono ricreduto perché ho capito che il Sassuolo era un club ambizioso, lungimirante e dalla gestione familiare”. Gli anni di Andy Selva al Sassuolo saranno i più importanti della sua carriera da calciatore: 29 gol in 69 partite nell’arco di tre stagioni, che hanno portato il sammarinese al punto più alto della vita in campo. Nella prima, segnò 14 gol in 32 partite, e il Sassuolo chiuse al secondo posto nel girone A, arrendendosi solo alle semifinali dei play-off per passare in Serie B. Alla seconda, Selva si confermò con 13 gol in 29 partite, in una squadra che, oltre ai vari rinforzi in campo, ora aveva anche come allenatore una sua vecchia conoscenza, Max Allegri, che dopo un’esperienza non proprio esaltante alla guida del Grosseto era passato a fare il collaboratore di Giovanni Galeone all’Udinese.

La stagione 2006/2007 si concluse con il primo posto in Serie C1 e la storica promozione del Sassuolo in Serie B, il punto più alto mai toccato da Selva. Purtroppo, l’addio di Allegri (diretto al Cagliari) e l’arrivo al suo posto dell’ex tecnico di Triestina, Spezia, Atalanta e Bologna Andrea Mandorlini, condizionò molto la stagione. La dirigenza neroverde rinforzò la rosa con molti nomi importanti, come Andrea Poli, Emiliano Salvetti, Marco Andreolli e Walter Bressan, ma soprattutto in attacco arrivarono il bomber del Mantova Alessandro Noselli e l’ex Ternana, Messina e Atalanta Riccardo Zampagna. Con due nomi del genere in attacco, Andy Selva trovò spazio in appena 8 partite stagionali, segnando 2 reti ma solo in Coppa Italia.

Andy Selva: gli ultimi anni e il ritorno a San Marino

Dopo aver fugacemente toccato la Serie B col Sassuolo, raggiungendo il settimo posto in classifica, l’attaccante classe 1976 tornò nella terza serie italiana per giocare col Verona, nel tentativo di risollevarlo dalla sua lunga crisi. Qui ritrovò Remondina come allenatore, ma nonostante una rosa competitiva e ambiziosa l’assalto alla Serie B fallì, a dispetto delle 9 reti segnate dal sammarinese. Nella stagione seguente, trovò ancora meno spazio, anche a causa dei vari cambi di allenatore (che alla fine riportarono in panchina Mandorlini), chiudendo con una sola rete in 15 partite, anche se poi il Verona ottenne la promozione ai play-off, dopo aver perso la finale l’anno precedente.

Nella stagione seguente scese in Serie D per giocare nel Fidene, dove rimase fino al gennaio 2013. A quel punto, Selva decise di tornare a San Marino, dove aveva giocato solo vestendo la maglia della nazionale e mai di un club. Qui si è tolto le ultime soddisfazioni, giocando fino al 2019 con il La Fiorita (salvo una breve parentesi, tra ottobre 2014 e gennaio 2014, nella D italiana con l’Anziolavinio) per un totale di 116 partite e 57 gol. Con il club sammarinese, Andy Selva ha vinto due campionati e due Coppe Titano.

Nel 2019 ha lasciato la carriera da calciatore per iniziare quella da allenatore. Per tre stagioni ha guidato il Pennarossa, nella prima divisione sammarinese, ottenendo un secondo, un sesto e un quinto posto in classifica (su 15 partecipanti). Nell’estate del 2022 ha accettato di allenare uno dei più blasonati club locali, il Tre Fiori, con cui ha subito vinto la Supercoppa.

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