Fabrizio Ferron oggi è il preparatore dei portieri della Nazionale italiana dell’Under 21. Ma verso la fine degli anni Ottanta iniziava la sua carriera di estremo difensore. Prima alla Sambedettese, poi, nel 1988, arriva la chiamata da parte dell’Atalanta.
L’occasione della finale di Europa League tra la Dea e il Bayer Leverkusen, match in programma mercoledì 22 maggio dalle 21 all’Aviva Stadium di Dublino, è troppo ghiotta: quali sono gli auspici dell’ex numero 1 dei bergamaschi?
- Da San Benedetto del Tronto a Bergamo
- Gli anni di Stromberg e Caniggia
- Atalanta-Leverkusen: l'auspicio di Ferron
- La Sampdoria, poi l'Inter
- La chiamata della Nazionale
Da San Benedetto del Tronto a Bergamo
“Feci due anni a San Benedetto del Tronto con Piero Persico, una tappa fondamentale per me perché all’epoca c’erano pochi preparatori dei portieri in quel periodo. Lui mi ha aiutato a capire l’importanza dell’allenamento e il mondo dei professionisti. Nel campionato 1987-’88 giocammo a Bergamo all’inizio della stagione, perdemmo ma feci circa 22 parate, una cosa esagerata. Questo è rimasto negli occhi agli allora dirigenti dell’Atalanta che hanno iniziato a seguirmi tramite Zaccaria Cometti. Poi, alla fine di quella stagione fui acquistato dalla società bergamasca, perché volevano fare l’accoppiata con Ottorino Piotti”.
Sono state ben otto le stagioni con i nerazzurri.
“Arrivai giovanissimo e andai via quando ormai ero un trentenne. Sono stato fortunato perché ho giocato a Bergamo quando l’Atalanta andava molto bene, partecipammo anche alla Coppa Uefa ben due volte. L’esordio è quello che mi è rimasto impresso per sempre. Allo stadio San Paolo contro il Napoli di Maradona e Careca.
Piotti prima della gara ebbe un problema fisico, e seppi di giocare dieci minuti prima dell’inizio del match. E, poi, chi aveva mai giocato in uno stadio con ottantamila spettatori. E’ una cosa che ti segna per sempre, lo ricordo con grande orgoglio il mio esordio”.
Gli anni di Stromberg e Caniggia
In quelle stagioni gioca con gente come Stromberg, Evair e Caniggia.
“La differenza tra l’Atalanta di oggi con quella di quando ho giocato io, è che adesso i nerazzurri sono una realtà, mentre, all’epoca erano una sorpresa da neopromossa. Stromberg? Una persona perbene, educato e rispettoso e tosto nel momento giusto. Caniggia? Con Claudio ho fatto tre anni e sono stato da dio, ragazzo molto simpatico. Ricordo, poi, gli scherzi che facevamo al preparatore dei portieri Cometti, a cui davano fastidio tutti i rumori. Come quando di notte palleggiavamo la palla da tennis sul muro della sua stanza. Oppure, quando gli smontarono la camera. Eravamo un gruppo unico con quelli più anziani come Garlini che davano affiatamento”.
A Bergamo ha, poi, come preparatore anche Nello Malizia.
“Iniziava a cambiare il calcio e con lui ho cominciato a lavorare molto di più sulla forza. Poi, amava l’abbinamento tra la tecnica e la forza esplosiva”.
Atalanta-Leverkusen: l’auspicio di Ferron
Stasera l’Atalanta si gioca la finale di Europa League contro il Bayer Leverkusen.
“Spero che i nerazzurri riescono a coronare un sogno dopo tanti anni di altissimo livello usando l’intelligenza con una seria programmazione. La vittoria è il giusto premio per una società così importante”.
La Sampdoria, poi l’Inter
Poi, arrivano le esperienze con la Sampdoria e con l’Inter.
“Fui scelto dai blucerchiati e ciò mi fece piacere. Il secondo anno ebbi come allenatori prima Luisa Cesar Menotti e, poi, Boskov, due personaggi incredibili. Ma fui allenato anche da Eriksson e Spalletti. Ricordo che nel corso della settimana a Genova si provavano le punizioni. Mi ritrovai a misurarmi con Mihajlovic e Veron, e quando ti capita un’altra volta. Quando passai all’Inter, poi, mi allenavo tutti i giorni con Ronaldo, Baggio, Recoba e Vieri. Una squadra piena di fantasia e tanta tecnica”.
La chiamata della Nazionale
Chiusa la carriera da giocatore inizia quella del preparatore dei portieri.
“E’ nata per la passione che ho per questo ruolo. Quando ho smesso di giocare avevo aperto una scuola portieri a Bologna con Nello Cusin. Poi, quando Hector Cooper arrivò a Parma mi chiamò come preparatore. Nel 2013 è arrivata la chiamata della Nazionale e sono contentissimo del percorso che ho fatto finora”.
Oggi cosa deve avere un portiere per Fabrizio Ferron?
“Prima di tutto la qualità per esprimersi nel corso della partita, a prescindere da quelle tecniche e tattiche che sono importanti. E, poi, avere quella giusta personalità per trasmettere tranquillità ai compagni di reparto”.