La strada s’è fatta impervia, ma nulla è perduto. Anche se l’Italia di Gianmarco Pozzecco potrebbe scrivere un manuale su come complicarsi la vita: la sconfitta contro la Repubblica Dominicana, la prima del percorso estivo 2023 degli azzurri, è figlia più dei propri demeriti che non dei meriti (comunque assodati) degli avversari.
E mette Nick Melli e compagni spalle al muro, costretti a battere i padroni di casa delle Filippine nell’ultimo match del girone della prima fase.
- Potrebbe andarci bene anche perdere
- Petrucci e l'immagine da difendere
- Niente drammi ma...
- Una qualificazione olimpica da conquistare
- Serve ritrovare fiducia
- Serve qualcosa in più dai singoli
Potrebbe andarci bene anche perdere
Invero i calcoli consentono di puntare anche a una sconfitta “controllata”, cioè con un numero di punti di scarto limitati: nel caso in cui la Dominicana dovesse battere Angola (che a sorpresa ha battuto le Filippine nel secondo match), all’Italia basterebbe perdere con 11 punti o meno di scarto per garantirsi comunque il secondo posto nel girone e accedere alla fase successiva (con un ko di 12 o più punti di differenza sarebbero le Filippine a passare).
Questo perché in caso di arrivo di tre squadre a pari punti a contare è la differenza canestri negli scontri diretti: l’Italia ha vinto di 14 contro Angola, che ha battuto le Filippine 80-70. Calcoli un po’ complessi, ma essenzialmente semplici nella sostanza: auspicando che Towns e Feliz facciano il loro contro Angola, davvero basterà perdere anche in volata contro le Filippine (e i 25mila assatanati dell’Araneta Coliseum di Manila) per accedere alla seconda fase. Magari con poca gloria, ma il fine giustifica i mezzi.
Petrucci e l’immagine da difendere
Il day after della brutta prestazione offerta contro la Dominicana è però stata l’occasione per tirare una riga dopo l’inopinata escalation che ha visto gli azzurri deragliare nel secondo match del loro mondiale. E il presidente federale Gianni Petrucci, che sin qui era rimasto sempre in disparte, ha voluto dire la sua anche riguardo all’espulsione rimediata già prima dell’intervallo lungo da coach Pozzecco, che da molti è stata vista anche come la goccia che ha fatto traboccare il vaso (in quel momento l’Italia era avanti e totalmente in partita, poi nel terzo quarto è colata a picco prima di riemergere con grande forza di volontà nei 3’ finali, risalendo da -17 a un solo possesso pieno di distanza).
Come FIP abbiamo un’immagine da difendere e non è stata certo colpa degli arbitri se ieri abbiamo perso. Pensare che sia successo per via di qualche fischio sbagliato è un errore, figlio di una mentalità completamente sbagliata. Certe cose possono succedere una volta, ma non debbono più ricapitare: abbiamo offerto un brutto spettacolo, giornali e tv hanno sottolineato i nostri comportamenti e mi sono sentito in dover di farlo presente sia all’allenatore che a tutto lo staff tecnico.
Niente drammi ma…
Già lo scorso anno, nell’ottavo di finale di EuroBasket contro la Serbia, Pozzecco venne espulso, ma quando alla fine mancavano ormai una manciata di secondi appena.
Stavolta è diverso – osserva Petrucci – e credo che le due cose non possano essere paragonate. Ho sempre pensato al Poz come un Erasmo da Rotterdam: si tratta di una persona straordinaria, della quale nutro una grandissima stima, tanto che l’ho voluto sulla panchina della nazionale e difenderò sempre questa scelta. È cosciente di quel che ha fatto, il suo carattere buono lo porta ad avere certe reazioni. Ha tanti lati positivi, ma a volte reagisce male e questa volta l’abbiamo pagato a caro prezzo. Non è una sconfitta che cambia i giudizi, ma è chiaro che non si può perdere in questa maniera. Lui è il primo ad essere dispiaciuto e ho voluto parlarci chiaramente, perché non possiamo offrire al mondo un’immagine distorta della realtà che rappresentiamo. Non era una gara giovanile, siamo a un mondiale e anche i comportamenti contano. Nel mondo la FIP gode di grande stima, magari non del presidente, ma della federazione si.
Una qualificazione olimpica da conquistare
Il presidente federale però, nel chiudere la polemica, ha spiegato di essere ancora convinto di avere tutte le carte in regola per poter andare avanti:
Siamo in piena corsa, non facciamo un dramma se si è persa una partita, per giunta contro una squadra forte che ha battuto di recente anche l’Argentina. C’è una qualificazione olimpica da conquistare, o quantomeno al preolimpico se non dovessimo ritrovarci tra le prime due europee a fine mondiale”
Serve ritrovare fiducia
Contro le Filippine si gioca martedì alle 14 italiane, con diretta su Rai 2, SkySport e Dazn. Al di là dell’aspetto legato alla presenza di oltre 25mila filippini sugli spalti, desiderosi di ricevere una gioia dopo gli inopinati ko contro Dominicana e Angola, per l’Italia è una gara determinante per ritrovare certi automatismi che nelle prime due uscite non hanno funzionato: il 12/60 da tre punti (20% di media a partita) è sin qui il fardello col quale Pozzecco e i suoi ragazzi hanno dovuto fare i conti, perché una squadra che non ha centimetri in abbondanza sotto canestro (e contro Towns s’è vista la difficoltà a tirar giù palloni sotto canestro) non può prescindere da buone percentuali dall’arco.
Serve qualcosa in più dai singoli
Ma servirà qualcosa di più anche dai singoli: Fontecchio sin qui è andato a sprazzi, Datome sta tirando male da fuori (1/9), Tonut è andato bene contro Angola ma ha faticato tantissimo contro i caraibici.
La croce l’hanno portata principalmente Melli e Ricci (forse il migliore per continuità), mentre Spissu s’è acceso nella parte finale del match contro la Dominicana, sperando che sia un segnale chiaro per il futuro.
I giovani Procida e Spagnolo sin qui hanno inciso pochissimo, e tutti saranno chiamati ad alzare l’asticella. Perché un’eliminazione dopo tre gare non era contemplata, ed è uno spettro col quale nessuno vuole convivere.