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Basket Nba Harden e Phila, volano stracci. Il Barba è un caso, scatta la multa

I Sixers si trovano tra le mani una patata bollente che rischia di tramutarsi in una vera e propria bomba a orologeria: la rottura tra Harden e Morey potrebbe avere conseguenze pesanti

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Più che un braccio di ferro, quello tra James Harden e i Philadelphia Sixers (e in particolar modo il M Daryl Morey) ha tutta l’aria di essere un vero e proprio buffo mistero. Dove però rischiano tutti di farsi male: il giocatore in primis, che a 34 anni vede sempre più lontano il proposito di mettere finalmente al dito quell’anello inseguito in lungo e in largo nel corso della carriera.

Ma la franchigia pure, che già deve fare i conti con le poco rassicuranti parole di Joel Embiid (che magari ci scherza su, come d’abitudine sui social, ma che pure non ha smentito ancora l’ipotesi di voler cambiare aria) e che adesso si ritrova tra le mani una patata bollente che rischia di tramutarsi in una vera e propria bomba a orologeria.

Perché a furia di sentir parlare i diretti interessati l’NBA ha deciso di vederci chiaro, ipotizzando che dietro la rottura tra Harden e Morey si celi in realtà una “promessa” fatta sottobanco che andrebbe contro le regole imposte dal contratto collettivo sottoscritto dai giocatori. E se così fosse, le conseguenze potrebbero rivelarsi del tutto imprevedibili.

La richiesta di Harden

“The Beard”, da tempo chiede a Phila di esser scambiato per andare a giocare in una squadra di suo gradimento (i Clippers?), in grado a suo modo di vedere di consentirgli di giocare davvero per conquistare l’anello.

Un po’ quello che nelle intenzioni avrebbero voluto fare i Sixers quando, nel febbraio del 2022, hanno deciso di spedire Ben Simmons ai Nets proprio per mettere le mani sull’ex giocatore di Thunder e Rockets, con l’idea di affiancarlo a Embiid che da tempo chiedeva un secondo violino in squadra.

La combo però non ha mai funzionato, tanto che Phila per il titolo non è mai davvero stata in ballo nelle ultime due stagioni, sempre eliminata nelle semifinali di conference a Est rispettivamente da Miami (4-2) e Boston (4-3).

La querelle tra il Barba e l’ex amico Morey

E Harden, che sente che i suoi giorni migliori stanno per finire, ha chiesto all’amico Morey (o meglio: ex amico) di consentirgli di andare a giocare altrove, consapevole che ai Sixers non avrebbe mai avuto la chance di competere fino in fondo.

Morey però non è stato d’accordo, seppur nell’estate 2022 ha acconsentito a firmare col giocatore un accordo 1+1 a cifre più basse (così da liberare spazio salariale a puntare a giocatori più talentuosi da portare in roster) ma che prevedeva una player option, cioè dando proprio al “Barba” l’opportunità di scegliere se rinnovare oppure no per un’ulteriore stagione.

Opzione che Harden ha esercitato a fine giugno, poiché nel frattempo Morey s’è tenuto alla larga dall’ipotesi di offrire al giocatore un’estensione pluriennale al massimo salariale. E dietro il “decurtamento” della paga da parte del giocatore si celava forse proprio la “promessa” di essere ricompensato 12 mesi dopo con un contratto maxi.

Rischio squalifica

Qui nasce l’inghippo: l’NBA ha osservato attentamente le parole dei diretti interessati e deciderà a breve se intervenire. Harden, attualmente in Cina per eventi promozionali con Adidas (suo sponsor tecnico), s’è fatto scappare infatti qualche parola di troppo nei confronti di Morey, dandogli del bugiardo con chiaro riferimento appunto a una “promessa non mantenuta”. Risultato? L’NBA sta multando la stella dei Sixers James Harden di 100mila dollari per aver dato del bugiardo al presidente della franchigia.

Una volta capito che quel contratto al massimo salariale non sarebbe arrivato, il “Barba” ha deciso di esercitare la player option per rischiare di restare a piedi (avrebbe avuto acquirenti, ma a cifre decisamente inferiori) e perdere anche il lauto stipendio (36 milioni di dollari non solo bruscolini).

Un prigioniero a Phila

Così facendo però il giocatore rischia di ritrovarsi “prigioniero” di Phila, che lo avrà a libro paga fino a giugno 2024. E se Harden, come ha minacciato, volesse rinunciare ad aggregarsi al training camp, ecco allora che l’NBA sarebbe pronta a intervenire: nel contratto collettivo dei giocatori è specificato che “se un giocatore non rispetta i propri impegni verso una squadra per più di 30 giorni dopo l’inizio dell’ultima stagione coperta dal suo contratto, questo comportamento può essere considerato una violazione dello stesso contratto; in tal caso, può essere vietato al giocatore di entrare in free agency e di firmare con qualsiasi altra squadra di basket professionistica, anche al di fuori dell’NBA, a meno che la franchigia con cui ha giocato l’ultima volta non sia espressamente d’accordo”.

Harden, in pratica, se non accetterà di scendere a miti consigli con Morey e i Sixers rischia di ritrovarsi confinato ai box, senza possibilità di giocare né per Phila, né per qualsiasi altra società nel mondo.

Una situazione paradossale pensando al legame che da sempre lo ha accomunato a Morey, col quale è diventato una star a Houston e che ha deciso di seguire anche a Phila. Ma quest’ultima scorribanda rischia di tramutarsi in un boomerang senza precedenti. Senza dimenticare che come spettatore “interessato” avrà nientemeno che Joel Embiid: e se chiedesse una trade anche lui? Guai in vista, cara Philly…

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