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I tormenti di LeBron James, sempre più lontano dai Lakers: e se finisse ai Warriors da Curry? Intanto torna Wembanyama

In NBA c'è sempre qualcosa su cui discutere, ma adesso è LeBron James a far parlare di sé: l'addio ai Lakers non è così peregrino e si stagliano suggestive ipotesi sullo sfondo

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Di sicuro, qualunque sarà la piega che prenderà la storia, di una cosa LeBron Raymone James può essere sicuro: un tetto sopra cui dormire lo avrà sempre, e il conto in banca è comunque destinato a cresce. Ma sul parquet qualcosa potrebbe cambiare: un addio a Los Angeles, 7 anni dopo il suo sbarco a casa Lakers, non sembra essere poi tanto più campato per aria. Anche se le smentite di rito non si sono fatte attendere, ma che come logica vuole col passare delle ore somigliano sempre più a conferme velate di qualcosa che potrebbe accadere.

La player option non convince nessuno: qualcosa sta covando…

Avviso ai naviganti: LeBron che saluta LA avrebbe sulla NBA lo stesso effetto di un tornado. Anzi, di un “Big One”, il famoso evento sismico tanto temuto in California, atteso da decenni ma sin qui (fortunatamente) mai verificatosi. James che lascia i Lakers sarebbe una sorpresa fino a un certo punto: la player option da 52,6 milioni di dollari esercitata a fine giugno gli garantisce la possibilità di decidere cosa fare del proprio futuro, ma restando ancorato alla base per almeno altri 12 mesi.

Rich Paul, il suo agente da sempre, aveva fatto sapere che la decisione di esercitare la clausola di rinnovo era subordinata alle mosse che il front office dei Lakers (peraltro a un passo dal passaggio di consegne dalla famiglia Buss a Mark Walter per la stratosferica cifra di 10 miliardi di dollari) avrebbe preso sul mercato.

L’arrivo di DeAndre Ayton nel ruolo di centro è stato un primo segnale, ritenuto però dai più deboluccio. E allora intorno a James s’è scatenata una sorta di asta, anche se il diretto interessato non ha fatto trapelare nulla al riguardo.

Le 4 franchigie alla finestra: Warriors, Cavs, Mavs e Clippers

Sarebbero almeno 4 le franchigie che avrebbero chiesto ufficialmente informazioni a Rich Paul: Warriors, Cavaliers, Mavericks e Clippers hanno captato i segnali mandati da James, e restano in ascolto. Ipotesi tutte suggestive, per diversi motivi: ai Warriors l’NBA vedrebbe composta la combo James-Curry (più Butler e Green, se non finiranno dentro la trade), che per chi ama da sempre questo gioco somiglia tanto a una sorta di Messi-Ronaldo nella stessa squadra di calcio.

Il ritorno a Cleveland è nostalgia pura: sarebbe la terza avventura in Ohio, a casa sua, dove chiuderebbe la carriera proprio lì dov’è cominciata nel 2003. A Dallas il suo arrivo farebbe scalpore: i Mavs hanno appena inviato Doncic ai Lakers, ricevendo in cambio Anthony Davis (grande amico di LeBron) e poi pescando la pallina magica che ha portato a chiamare Cooper Flagg al Draft (e ritroverebbe anche Kyrie Irving). Un passaggio ai Clippers, considerati da sempre i “cugini poveri” dei Lakers, farebbe gridare oltremodo al colpo gobbo.

Il silenzio di LeBron, le mosse (future) dei Lakers

Intercettato a margine di una sfida di Summer League, dove è andato a vedere il figlio (e compagno di squadra) Bronny, LeBron ha detto di non avere nulla da dire in merito al suo futuro. Risposta che ai più è sembrata criptica e comunque “velenosa” nei confronti dei Lakers, che sembrano ormai volersi deputare in tutto e per tutto alla causa di Luka Doncic, considerandolo sin d’ora l’uomo del futuro (sembrerebbe che lo sloveno sapeva dell’operazione del cambio di proprietà prima ancora che ne venisse a conoscenza James, al quale la cosa non è andata giù).

Con tanti contratti in scadenza 2027, sembra quasi che a LA abbiano già la testa a quel che accadrà tra due estati, quando potrebbero andare a caccia di superstar come Antetokounmpo o Jokic potendo contare anche su disponibilità salariale.

Wembanyama torna ad allenarsi: “Ho temuto di aver chiuso”

Intanto il mondo NBA si prepara a riaccogliere Victor Wembanyama, tornato in USA dopo il lungo viaggio in Oriente che l’ha portato anche a sperimentare per qualche giorno la vita monastica in un tempio shaolin.

Gli Spurs, che si erano preoccupati della conversione monacale del loro assistito, hanno comunicato che Wemby ha ricevuto il via libera per tornare a giocare in allenamento anche le partitelle 5 contro 5: ciò significa che il problema di trombosi venosa riscontrato a febbraio alla spalla destra è ormai considerato superato, ma intanto la lunga assenza dal parquet gli ha consigliato di evitare di affrontare EuroBasket con la Francia. “Sarebbe troppo rischioso e di comune accordo con gli staff medici di Spurs e nazionale francese ho deciso di fermarmi per questa estate”, il commento del giocatore.

“Ho avuto paura anche di dover dire basta con la pallacanestro, per cui oggi mi sento davvero sollevato. Questo pensiero mi ha aiutato a crescere e a ricordarmi quelle che sono davvero le priorità nella vita, e finalmente posso dire di star bene sia fisicamente che mentalmente”.

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