Ja Morant è tornato, ma al solito non è stato un ritorno convenzionale. Gli sono bastati pochi minuti per ribadire al mondo intero di che pasta è fatto un ragazzo che, ai problemi (tanti) fuori dal campo, allega anche un talento debordante quando mette piede sul parquet. Quel talento sul quale i New Orleans Pelicans hanno sbattuto la faccia stanotte, cedendo all’ultimo secondo di una gara che l’ha visti essere sopra anche di 24 punti a metà del secondo quarto. Quando è andato in scena però il Ja Morant show, l’ennesima risurrezione di un ragazzo che se riuscisse a tenere i problemi extra campo fuori dalla porta sarebbe davvero uno di quei giocatori destinati a riscrivere la storia del gioco.
- La squalifica dopo i video con le armi da fuoco
- Il grande ritorno: 34 punti e il buzzer beater della vittoria
- Le prime parole: "Questo doveva essere il mio momento"
La squalifica dopo i video con le armi da fuoco
Quella contro NOLA è stata la prima gara stagionale di Morant dopo 25 partite nelle quali è rimasto a guardare giocare i compagni. Il motivo? L’NBA lo aveva squalificato a inizio stagione dopo che a maggio il giocatore di Memphis aveva postato un video nel quale si divertiva a scherzare con delle armi da fuoco, non più un comportamento tollerato in un Paese nel quale il possesso di armi è decisamente ben al di sopra della media.
Morant era già stato protagonista a marzo di un altro video nel quale mostrava delle pistole (in quel caso ripreso in uno strip club di Denver), che già gli aveva fatto beccare una severa reprimenda dal commissioner Adam Silver. Che non ha potuto far altro che passare all’azione, optando per una squalifica di 25 gare (decisione presa a giugno, appena terminate le Finals) che al giocatore sono costate 7,6 milioni di dollari di stipendio. Ecco perché la data del suo ritorno era stata cerchiata in rosso sul calendario. E come da programma, non ha tradito affatto le attese.
Il grande ritorno: 34 punti e il buzzer beater della vittoria
Morant è tornato a giganteggiare, prendendo per mano una squadra che nel frattempo senza il suo leader è letteralmente sprofondata in coda a tutte le classifiche. Contro i Pelicans la serata, al netto della curiosità di rivedere il numero 12 in campo dopo tanti mesi, sembrava offrire la solita minestra: Grizzlies in evidente difficoltà e avversari pronti a banchettare.
Finché però Morant non ha acceso la luce, prendendo su di sé il peso della rimonta: con 34 punti, 6 rimbalzi, 8 assist, due palle rubate e una stoppata, tirando il 50% dal campo su 24 tentativi (seppur 0/5 da tre, con 10/12 dalla lunetta), la seconda scelta assoluta al Draft 2019 ha impressionato per la capacità di tornare a fare tutto ciò che aveva dimostrato di saper fare (e bene) in un lasso di tempo davvero limitato. Soprattutto ha spaccato in due la partita negli ultimi 7’, dove ha segnato 14 punti (inclusi gli ultimi 6 di serata della squadra), realizzando anche il canestro della vittoria a fil di sirena con una penetrazione in area di pura “ignoranza” e sfrontatezza.
Le prime parole: “Questo doveva essere il mio momento”
Nei giorni scorsi il giocatore aveva spiegato di aver trascorso dei mesi terribili, costretto a fare i conti con un’etichetta che il mondo gli ha affibbiato dopo averlo ammirato con le pistole in mano. Al di là della prestazione e della vittoria ottenuta, Morant a fine gara ha spiegato che non c’è nulla di più bello al mondo nell’essere tornato ad assaporare la gioia di condividere il campo con i compagni, rimettendo la pallacanestro al centro dei suoi pensieri.
“Ho lavorato duramente in questo periodo, ma un conto è farlo in allenamento, in conto in una partita NBA. Avevo bisogno di vivere sensazioni come queste: quando sono tornato in campo negli ultimi minuti mi sono detto che quello doveva essere il mio momento, e ho ripensato a tutto quello che avevo passato. Ho rimesso la testa solo sulla palla, ho cercato di dare il massimo ed è andata come speravo che potesse andare. È stato un po’ il riassunto della mia vita: bisogna sempre andare avanti, nonostante tutti i problemi”.