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Bimbo di Benevento non potrà tifare Inter, padre in lacrime

Un ragazzino di 7 anni aveva avuto in regalo il biglietto per gara di coppa Italia

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Bimbo di Benevento non potrà tifare Inter, padre in lacrime Fonte: Ansa

Dura lex, sed lex. Ma è giusto che a pagare siano anche gli innocenti, specie se bambini che da tempo coltivavano il sogno di andare a tifare per la propria squadra del cuore? La squalifica di San Siro dopo i fatti di Inter-Napoli, con il club nerazzurro che giocherà a porte chiuse contro il Benevento in Coppa Italia e col Sassuolo in campionato, ha finito col penalizzare il piccolo Fabio, tifoso beneventano di 7 anni che per Natale aveva ricevuto il biglietto di Inter-Benevento. Prima lacrime di gioia per il regalo, sognando il viaggio a Milano e la partita al Meazza, poi quelle di delusione. Non lo potrà usare.

LA LETTERA – Il padre, Daniele Mazzulla, ha inviato una lettera aperta a Figc, Coni, Lega di Serie A e di Serie B, scrivendo: “Mi chiamo Daniele e sono papà di Fabio (beneventano di anni 7) che ha ricevuto da Babbo Natale come regalo un biglietto per la gara Inter-Benevento in programma il prossimo 13 gennaio. Ieri appresa la notizia che la gara sarà vietata ai tifosi di entrambe le società, Fabio ha pianto per 30 minuti, stessa durata della gioia incontenibile provata all’apertura della busta contenente il biglietto, emozione durata solo due giorni. Di getto ho scritto le righe che seguono, frutto della riflessione di un papà che ha visto infrangere le gioie di un innocente di fronte alla fredda decisione di un burocrata. Spero che non sottragga molto del vostro tempo e faccia riflettere per un …. futuro migliore e chissà ritornare sulla decisione assunta. Il fatto giusto è che si punisce l’Inter per i cori razzisti. E già qui si chiede: ma se i razzisti sono solo alcuni tifosi …gli altri che c’azzeccano? direbbe un politico da prima repubblica! Ciononostante accettiamo il Magistero calcistico che stimola un forte sentimento di solidarietà nel bene e nel male tra tifosi e squadra, tra scienza arbitrale e coscienza della responsabilità collettiva”.

FAVOLA SENZA LIETO FINE – “Una sorta di “costituzione” basata sul concetto di solidarietà della comunità calcistica nazionale – continua la lettera – Ma quando la punizione estende i suoi confini oltre i ragionevoli confini del “peccato collettivo” si ha il dubbio che ci si trovi di fronte ad una campagna organizzata di “etica analogica”. Una sorta di “strage degli innocenti”, ove il reato di alcuni è comminato a tutti. In una sorta di peccato collettivo ove anche i bambini (tra cui il piccolo Fabio di anni 7), che credendo nella favola di Babbo Natale hanno ricevuto dal “Grande vecchio vestito di rosso” come unico regalo il biglietto per la curva, saranno accomunati al decreto di espiazione “ a porte chiuse”! Ma qui di chiuso non c’è solo il Cuore burocratico di chi commina senza distinguo, ma anche una Ragione che riduce la passione di tanti “innocenti” a prassi penitenziale. Roba vecchia: anche Marx pensava che: “non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma, al contrario , il loro essere sociale che determina la loro coscienza”. Noi siamo convinti del contrario. Chiudere gli stadi per il reato di pochi non fa che confermare il fallimento di questa etica “stragista”. Perché è la passione di innocenti pacifici che fa il “Calcio”, non il contrario! Fabio è un pacifico che spera di non perdere il suo “Calcio”! “.

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