In una lunga intervista riportata dalla Gazzetta dello Sport il presidente della FIT Angelo Binaghi esulta per i risultati che stanno ottenendo Matteo Berrettini e Jannik Sinner agli Australian Open, che sottolineano la forza di un tennis italiano maschile finalmente esploso a livello mondiale dopo che per anni era stato subissato dai successi di quello femminile. Inoltre il capo della Federtennis fa il bilancio del suo ventennio di presidenza.
“La prima cosa che abbiamo fatto quando siamo arrivati – dice Binaghi – è stato mandare via i ladri, non trovo altro termine, che c’erano prima. Abbiamo sradicato un sistema malato. Eravamo in bancarotta economica e sportiva. Abbiamo ‘ricevuto’ almeno 100 cause di nostri ex collaboratori che sono stati presi con la mano nella marmellata. Quello che vediamo adesso è il risultato di un lungo e paziente lavoro. E non è un fenomeno contingente, come è stato quello della Serbia con Novak Djokovic o della Svizzera con Roger Federer”.
I tesserati Fit erano 129.797 nel 2001, ora diventati 406.206 alla fine del 2021, che fa di quella del tennis la seconda fedrazione italiana dopo il calcio. “E i numeri cresceranno ancora nei prossimi tre o quattro anni – continua Binaghi -. Questa è una delle cose di cui più sono orgoglioso: la partenza dal basso. I tanti challenger sono stati un altro motivo di spinta: non li organizziamo direttamente noi, ma diamo una mano ai gestori attraverso contributi economici. In cambio otteniamo le wild card per giocatori giovani e italiani che hanno la possibilità di misurarsi ad alto livello. E poi, salendo il gradino, ci siamo candidati a organizzare eventi planetari come le Atp Finals e la coppa Davis che attirano anche un pubblico diverso dagli appassionati di tennis. Questa è una strada che continueremo a percorrere perché abbiamo visto che funziona. Ci candideremo a ospitare altri tornei 250, sia Atp sia Wta, e cercheremo di mantenere quelli che abbiamo già. Gli Internazionali d’Italia su due settimane? Li abbiamo ereditati che erano quasi in bancarotta, mentre ora sono un gioiellino, anche se ci sono ancora tante cose da sistemare, tra cui un ricambio generazionale da mettere in atto”.
“Quando siamo arrivati abbiamo anche guardato a cosa facevano all’estero, aggiungendoci alcune nostre idee, come quella di avere una televisione capace di mandare le immagini 24 ore al giorno tutto l’anno in chiaro – conclude Binaghi -. È stato un modello studiato anche dalla Bocconi che l’ha giudicato come uno degli investimenti più redditizi. Il sistema non funzionava ed era molto litigioso. Poi, un gruppetto di sconosciuti, che saremmo noi, con grande coraggio cominciavano il loro lavoro di ‘pulizia’. Dobbiamo dire grazie a Gianni Petrucci: nel 2003 siamo retrocessi in C in Davis e lui da presidente del Coni non ci ha cacciato, ma ci ha lasciato lavorare. I Sinner e i Berrettini, che ci regaleranno almeno altri 10 anni di grande tennis, forse sono nati anche per quella scelta”.