Era il 29 ottobre del 2011 quando Antonio Cassano, all’epoca al Milan, fu colpito da un‘ischemia transitoria causata da un’anomalia congenita del cuore, il forame ovale pervio (“Mio figlio era nato da sei mesi, il momento più brutto proprio nel momento più bello. Berlusconi e Galliani furono fantastici, mi misero nelle mani di un’equipe pazzesca. M’ero cag… sotto sul serio”). FantAntonio dovette subìre un intervento e a operarlo fu il professor Mario Carminati, primario di cardiologia pediatrica e delle cardiologie congenite nell’adulto al Policlinico San Donato, uno dei maggiori esperti al mondo.
«Riguardo all’operazione a cui è stato sottoposto Cassano Carminati sottolineò: «È più corretto parlare di procedura perchè intervento è una parola che fa pensare alla chirurgia. Questa non è una procedura chirurgica, ma di emodinamica interventistica di chiusura del forame ovale». Nello specifico «è stata punta la vena femorale, da lì è stato introdotto un catetere fino all’interno del cuore, per posizionare un ‘dispositivo occlusore’, ovvero un ombrellino che chiude la comunicazione anomala che esisteva tra i due atri. Questa procedura è stata fatta con il costante controllo per via radiologica e con l’ecocardiografia transesofagea. Cassano era sedato, come capita in queste procedure, e tutto è filato liscio: «Prima dell’intervento mi ha chiesto delucidazioni su cosa avrei fatto e al termine – continua il medico bergamasco – mi ha ringraziato: era sereno e mi ha detto che non ha sentito nulla. Era tranquillo e contento». Cinque mesi dopo fu ridata idoneità agonistica al barese.
Il caso Bove è sicuramente diverso ed a spiegare cosa è successo e cosa potrebbe succedere ora è il cardiologo Giovanni Fazio, cardiologo medico della federazione medico sportivo italiana, che è stato anche medico sportivo del Palermo. Uno dei più stimati esperti del settore che intervistato in esclusiva da Virgilio Sport ipotizza le prossime tappe del caso Bove, dopo che ieri gli è stato impiantato un defibrillatore subcutaneo removibile
Professore, che idea si è fatta della vicenda Bove?
“In via ufficiosa, dalle voci che circolano negli ambienti medici, possiamo dire che Bove ha avuto una torsione di punta ma perché possa tornare ad avere l’idoneità sportiva bisogna capire i motivi, occorre un’indagine genetica accurata”
Cos’è un defibrillatore removibile?
“Un defibrillatore che non prevede fili all’interno del cuore, il primo ad inventarlo è stato un italiano, è sottocutaneo e removibile”.
Il caso Bove è assimilabile a quello di Eriksen?
“Per niente, nel caso di Eriksen il problema cardiaco era strutturale, in quello di Bove no ed è per questo che non era possibile accorgersene prima: il medico della Fiorentina non ha alcuna responsabilità. Vanno acclarate le cause ma posso dire che in certi casi neanche dopo l’autopsia riusciamo a risalire ai motivi che hanno determinato alcune patologie”.
Perché in Inghilterra e in altri paesi un atleta può giocare anche col defibrillatore e in Italia no?
“In tema di prevenzione l’Italia è davanti a tutti, siamo stati i primi a rendere obbligatorio un defibrillatore a bordo campo, cosa che in Inghilterra ad esempio non esiste. Quando legiferiamo in Italia lo facciamo sulla base del diritto alla salute che prevale sull’autodeterminazione, in Spagna ad esempio è il contrario”.
Bove potrà tornare a giocare in Italia secondo lei?
“Impossibile dirlo ora, se la causa di quello che ha avuto è removibile sì, verrà tolto il defibrillatore e potrà riacquistare l’idoneità, altrimenti no. Sui giornali ho letto però di possibili cicatrici al cuore, cosa non confermata: se così fosse non può più giocare. Io da medico del Palermo ho tolto per sempre l’idoneità a un nostro calciatore di colore, di cui non faccio il nome per privacy, proprio per questo motivo”