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Boxe, Etinosa Oliha batte nettamente ai punti Vukshinaj e mantiene la corona mondiale WBO dei pesi medi

Netta affermazione del pugile piemontese, che batte con verdetto unanime il rivale svizzero e mantiene la corona mondiale WBO dei pesi medi

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

“El Chapo” ne ha fatta un’altra delle sue. Che poi, a pensarci bene, non è nulla di diverso da quello che è abituato a fare da sempre: vincere, vincere, e ancora vincere. Ma la 19esima affermazione nel mondo professionistico di Etinosa Godwin Oliha ha un sapore tutto speciale: a Rietberg, in Germania, il fuoriclasse di Torino (ma astigiano d’adozione) ha difeso brillantemente il titolo mondiale WBO dei pesi medi, sconfiggendo ai punti con verdetto unanime lo svizzero di origini kosovare Faton Vukshinaj. Vittoria mai in discussione e segnale importante in vista del grande obiettivo di Oliha, che non ha mai nascosto il desiderio di andarsi a giocare un titolo di una sigla più prestigiosa nientemeno che in America. Un proposito da stasera decisamente più vicino.

Dominio totale. E se non fosse stato per l’arbitro…

Non inganni il verdetto ai punti: “El Chapo” ha dominato in lungo e in largo, e forse con un pizzico di cattiveria in più avrebbe anche potuto chiudere i conti in anticipo. Alla fine però le sue doti di combattente, ma ancor più di pugile lineare (capace cioè di tenere il ritmo sempre costante dall’inizio alla fine) è venuta fuori in modo naturale: Vukshinaj ha provato a variare lo spartito, ma sempre al punto di partenza s’è ritrovato.

Qualche critico in realtà ha notato l’atteggiamento un po’ troppo “accondiscendente” dell’arbitro nei riguardi del pugile elvetico, salvato almeno in un paio di circostanze da un conteggio andato ben oltre i canonici 10 secondi. Insomma, Oliha il suo match se l’è guadagnato ben prima di dover attendere di conoscere i cartellini dei tre giudici, pensando anche all’atteggiamento subito aggressivo che nelle sole due prime riprese ha visto il rivale andare già una volta col ginocchio a terra dopo un terrificante gancio destro, arrivato in pieno a destinazione.

L’unico momento di piccola flessione il pugile piemontese l’ha accusato nel corso della quarta ripresa, quando Vukshinaj ha provato a forzare un paio di colpi, vincendo di fatto l’unico round di tutto l’incontro. Perché dalla quinta ripresa in poi la musica è cambiata nuovamente.

Match in totale controllo: verdetto unanime e senza appello

Lo svizzero, poco avvezzo alla tecnica ma sempre molto propositivo, ha finito per scoprirsi troppo, dando a Oliha diverse opportunità per colpire. Con la sua mobilità ha mandato spesso in difficoltà l’avversario, decisamente più lento, e così facendo ha cominciato a entrare ripetutamente nella guardia.

Nel sesto round una scarica di colpi, aperta da un terrificante gancio destro, ha costretto Vukshinaj ad allacciarsi strenuamente pur di non finire al tappeto, godendo di eccessiva magnanimità da parte dell’arbitro che anziché andare a contare il pugile elvetico ha preferito farlo rifiatare, concedendogli diversi secondi per provare a riprendersi. Il match però è proseguito sempre saldamente nelle mani di Oliha, che ha dovuto far fronte solo a un piccolo guizzo del rivale nel corso dell’ottava ripresa.

Le ultime quattro sono invece filate via senza pensieri, con lo svizzero in debito d’ossigeno ed “El Chapo” intento soltanto a non commettere errori, deciso a controllare il ritmo dell’incontro e costretto semmai a doversi sempre dimenare dalle continue scorrettezze del rivale, intento ad allacciarsi sempre e comunque pur di evitare il ko. (e comunque la prima sconfitta in carriera è arrivata ugualmente). Il verdetto dei tre giudici è stato unanime: 118-100, 117-11 e 117-111 in favore del piemontese, che ha difeso alla grande la sua corona WBO.

La dedica a Greguoldo, all’ultima apparizione da coach

Il match di Rietberg aveva anche un altro significato particolare: era l’ultimo nel quale all’angolo di Oliha ha preso posto Davide Greguoldo, l’allenatore che lo ha seguito sin dagli esordi da dilettante, avvenuti più di 10 anni fa. Greguoldo, che allena i suoi talenti nella Skull Boxe di Asti, ha comunicato prima del match che questo sarebbe stato l’ultimo con “El Chapo”, che finito sotto la gestione di Agon Sport si è trasferito in Germania (dove ha sede la promoter) e ha intrapreso un nuovo capitolo della sua carriera ad alto livello.

La dedica finale è stata tutta per il coach, che continuerà comunque a sostenerlo, sognando di vederlo combattere nel gotha della boxe mondiale. Perché Eti rimane l’unico pugile italiano a indossare una cintura iridata, ma è chiaro che il titolo WBO ormai comincia a stargli stretto. E visto come procedono le cose sul ring, anche qualcun altro dall’altra parte dle mondo avrà cominciato a prendere appunti.

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