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Mondiali, Sara Curtis ancora vittima di razzismo: "Record nigeriani? Sfogliate la Costituzione"

La 18enne orgoglio di Savignano di nuovo nel mirino degli haters per via del colore della sua pelle. Ma da Singapore impartisce una lezione che vale la medaglia d'oro

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Sara Curtis è il simbolo di un’Italia in costante cambiamento. Di un’Italia multietnica, che sa emozionare attraverso lo sport. Di un Paese che non è più legato in maniera indissolubile soltanto al calcio. Anzi. Nello stesso tempo, però, è figlia – lo ribadiamo, figlia – di un’Italia incapace di essere al passo dei tempi. Ancorata a pregiudizi primordiali che sfociano in becero razzismo. Lo ha detto forte e chiaro, Sara, dopo l’ottavo posto ai Mondiali di Singapore nella finale dei 100 stile libero. “I miei record italiani sono nigeriani? Queste sono frasi che mi fanno ribrezzo”.

Sara Curtis vittima di razzismo. Come Egonu e Fiona May

Ma la lista è lunga. E gli attacchi aumentano in maniera esponenziale quando si raggiunge l’apice. È successo a Fiona May, quando i social non erano ancora in voga, ed è successo a Paola Egonu che in passato è uscita allo scoperto affermando che “l’Italia è un Paese razzista”.

Sono tanti gli sportivi (e non solo) finiti nel mirino degli haters, degli odiatori seriali presenti dovunque, non soltanto davanti a un monitor e una tastiera. Ne sanno qualcosa pure Mario Balotelli, Myriam Sylla, Larissa Iapichino, ch’è figlia di Fiona May, e la stessa Sara Curtis, che già di recente aveva denunciato di aver subito insulti pesanti per via del colore della sua pelle.

Mondiali, l’ultimo sfogo di Sara: “Altro che record nigeriani”

Diciotto anni, talento da vendere e spalle larghe. A Singapore Sara Curtis ha dimostrato di essere il futuro del nuoto azzurro, di essere il simbolo della new era. Perché non si arriva a essere la prima italiana a disputare la finale mondiale dei 100 metri stile libero femminili per caso. Lei, che aveva già battuto il record italiano detenuto dalla Divina Federica Pellegrini, ha incantato, ammaliato, coinvolto.

E fa nulla per l’ottavo posto finale. Il tempo è tutto dalla sua parte. Piuttosto fa male quanto e più d’un gancio in pieno volto sentirsi quasi sempre in obbligo di ricordare agli smemorati che è italiana. Italianissima. Nata a Savignano, in provincia di Cuneo, da papà piemontese e mamma nigeriana, si è trovata ancora una volta a respingere gli attacchi ricevuti in questi giorni: “C’è chi scrive che i miei record in realtà sono nigeriani: sono frasi che mi hanno ribrezzo”. Eccolo qui, l’affondo d’oro. La replica che vale il gradino più alto del podio.

L’invito della giovane campionessa agli haters

Sorprende la maturità con cui – a 18 anni – Curtis riesce già a gestire le pressioni. Agli haters ricorda che non è neppure mai stata in Nigeria, anche “se un giorno ci andrò”. E li invita a “sfogliare la Costituzione”. A loro rinfresca la memoria: “Così saprebbero che tra i requisiti per avere la cittadinanza c’è quello di avere almeno un genitore italiano”.

Campionessa in vasca, ma anche e soprattutto fuori. Sara è figlia di due mondi che convergono, che si sono scelti. E che hanno cambiato la fotografia di un Paese, sempre più multietnico. È proprio da questa unione, ch’è frutto dell’amore sbocciato tra papà Vincenzo e mamma Helen, che trae la sua forza. “Sì, essere nata da due culture diverse è il mio grande arricchimento”. Capito?

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