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Boxe, Fury-Ngannou è l’incontro che porta il pugilato a un bivio: a Riyadh è sfida totale

Tyson Fury il 23 dicembre sfiderà a Riyadh l’ucraino Usyk nel match della riunificazione di tutte le cinture del pesi massimi, ma sabato 28 ottobre c'è l'ostacolo Francis Ngannou

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Tyson Fury è tutto, meno che un pugile convenzionale. Ammesso che ne esistano, di pugili convenzionali: il 23 dicembre sfiderà a Riyadh l’ucraino Usyk nella sfida che servirà per riunificare tutte le cinture del pesi massimi, ma sabato 28 ottobre sempre alla Kingdom Arena si ritroverà davanti a un pugile che in realtà un pugile non è.

Francis Ngannou lo è diventato “per necessità”, nel senso che di fronte a una borsa come quella prevista per il match (almeno 10 milioni di dollari, destinata comunque a salire tra indotto e sponsor vari) non ci si può tirare indietro, soprattutto quando si è più vicini agli anta che ai 30, e di conseguenza è bene cominciare a pensare al futuro.

Il campione dei massimi WBC e l’ex campione UFC

Va da sé che la sfida in programma in Arabia Saudita, offerta in pasto al pubblico come un match esibizione, in realtà si avvicinerà molto a qualcosa che potrebbe realmente cambiare il modo di intendere il pugilato da qui ai prossimi anni.

Perché in fondo mettere sullo stesso ring il campione dei pesi massimi WBC e l’ex campione dei pesi massimi UFC (titolo rimasto vacante dopo che ha stracciato il contratto con la federazione presieduta da Dana White) è qualcosa che inevitabilmente stuzzica la fantasia.

E poco importa se le regole del gioco, per effetto della minore versatilità di Fury, si confondono meglio con quelle della nobile arte, anziché con quelle delle moderne arti marziali. Un combattimento è sempre un combattimento, e certamente Tyson è quello che ha più da perdere. Perché in caso di sconfitta, esibizione o meno che sia, le critiche non tarderanno ad arrivare.

Fury-Ngannou e i fiumi di denaro

Fury-Ngannou è un match destinato a riversare fiumi di denaro da ogni parte del mondo, con milioni di televisori o apparecchi streaming connessi. E se dovesse rivelarsi un fenomeno da baraccone, buono solo per l’intrattenimento, a chi l’ha organizzato poco importerà. In parte vuol essere una sfida per la supremazia nell’arte del combattimento, dall’altra un modo per alimentare nuove rivalità anche tra poli all’opposto.

Fury, 35 anni compiuti lo scorso 12 agosto, è entrato ormai nella parte conclusiva della sua carriera da pugile. Ma per iscrivere definitivamente il proprio nome nell’olimpo dei grandi della nobile arte sa di non poter più prescindere da un determinato risultato, vale a dire la vittoria nella sfida del prossimo 23 dicembre con Usyk.

La grandezza di Tyson

Dovesse riunificare tutte le cinture dei massimi, sarebbe difficile per chiunque provare a intaccarne la grandezza. Altrimenti rischierebbe di passare agli annali come uno che ha vinto tanto (33 vittorie e un pareggio su 34 incontri disputati), ma che non ha mai convinto troppo.

Un po’ per la sua vita sregolata fuori dal ring, tale da costargli due anni e mezzo di squalifica per doping (ammise di fare uso di cocaina) a metà del decennio passato, proprio dopo aver conquistato quattro delle cinque cinture della categoria battendo Vladimir Klitschko.

Il ritorno in auge, dal 2018 in poi, lo ha visto crescere progressivamente, spodestando Deontay Wilder dal trono del massimi WBC e poi imponendosi anche nella rivincita, salvo poi “schivare” a più riprese la madre di tutte le sfide con Usyk, che alla fine si farà per davvero, come regalo anticipato di Natale che il mondo della boxe fa al proprio stuolo di appassionati. Anche se Ngannou ha detto di non esserne così sicuro.

Ngannou: un sogno realizzato

Il camerunense è un’altra testa calda mica da ridere, fresco di rottura con il board dell’UFC e fresco di firma con la PFL, una lega di lottatori professionisti indipendente, che lo paga a combattimento (cosa che la UFC gli ha negato). L’infanzia durissima in Africa lo ha fortificato nell’animo: da bambino lavorava nelle cave di sabbia vicino a Batiè, la sua città natale.

E solo a 20 anni s’è avvicinato al pugilato, peraltro contro il volere dei suoi genitori. A 26, emigrato in Francia in cerca di fortuna, ha trovato nella MMA la sua valvola di sfogo, nonché una via d’uscita alla povertà che continuava ad attanagliarlo.

La sua alla fine è stata una vera e propria favola, nonché una storia di riscatto: una palestra dell’hinterland parigino ha lavorato un diamante grezzo, che in poco tempo ha scalato i vertici della nuova disciplina. Fortissimo con i piedi, devastante con ganci e montanti (eredità dei rudimenti appresi nelle sedute pugilistiche in Camerun), Ngannou è diventato in fretta uno degli atleti di punta dell’UFC, togliendo nel 2021 il titolo dei pesi massimi a Stipe Miocic dopo aver tentato invano di farlo una prima volta tre anni prima, unificando poi i due titoli di categoria nel 2022 contro il francese Ciryl Gane.

A quel punto però la rottura con Dana White e le sirene della neonata PFL l’hanno convinto a traslocare, con la possibilità di tenersi aperte tante strade, vedi quella legata al match contro Fury. Che ha colto la palla al balzo, deciso a far vedere al mondo intero di poter battere anche atleti polivalenti come Ngannou.

Lo scontro dialettico

Due personaggi così, messi all’interno dello stesso ring, non possono che regalare spettacolo. E lo show è cominciato già a parole prima ancora di presentarsi tirati a lucido sabato sera a Riyadh. Fury ha evocato il più grande di tutti i tempi, Muhammad Alì, per far capire dove vuole arrivare:

Ho mostrato oggi la mia versione migliore, quindi auguri a Ngannou se riuscirà a gestirla. Sono salito sul ring e come avete visto tutti fluttuavo come una farfalla! Sta arrivando il grande momento… lui è il toro e io sono il matador… e nel 99,9% dei casi vince quest’ultimo! Francis Ngannou è una salciccia grande e grassa, per questo motivo non si toglie la maglietta. È imbarazzato del suo corpo, e fosse per lui la indosserebbe anche durante il combattimento. Tanto peggio per lui….

Che “The Gipsy King” con le parole ci sappia fare non è un mistero, ma la risposta del camerunense, soprannominato “The Predator”, non s’è fatta attendere. “Ad essere sincero, non ho ottenuto alcun rispetto né dalla stampa, né dal management del mondo della boxe.

Pertanto non mi aspetto nulla di diverso nemmeno da Fury, ma sono convinto che sul ring potrò vendicare questa mancanza di rispetto e di riconoscimento. Scrivete sempre che nella boxe tutto è possibile… e allora preparatevi a vedermi vincere, perché potrebbe accadere! Se non credessi a tutto ciò, allora non sarei venuto qui in Arabia Saudita. Chi l’avrebbe detto solo un paio di anni fa che avrei combattuto contro Fury?”.

Il tempo del non ritorno

Non avesse rotto con la UFC, Ngannou oggi non sarebbe in Arabia Saudita. Ma avrà la sua chance, quella per la quale ha lottato contro ogni destino avverso muovendo dal cuore dell’Africa per sbarcare prima in Francia, poi in America.

Ha sofferto la fame, ha vissuto la povertà più vera, ha dovuto attraversare a nuoto tratti di mare, pur di non finire inghiottito dalle onde. Si sente pugile da sempre, anche se chi lo ha allenato e spinto verso la MMA dice di lui che si, di stoffa ne ha, ma che nelle arti marziali sa essere più forte. Se la giocherà, anche se il pronostico dice Fury, per tanti motivi.

Intanto perché, a dispetto del fisico non propriamente tirato, è un signor pugile, che la lingua ce l’ha lunga, ma che sul ring fa parlare le braccia. E poi perché lui stava già preparando la supersfida con Usyk, e pertanto questo match rappresenta un bel collaudo sulla via che conduce alla madre di tutte le sfide, l’evento destinato a catalizzare l’attenzione di milioni di appassionati sparsi in ogni angolo della terra, più di quanto non farà la sfida in programma questo sabato.

Cosa ha detto Mike Tyson su Ngannou

Un match atteso perché in qualche modo segna una rottura netta col passato: è vero, nel 2017 c’è stato Mayweather contro McGregor, con la vittoria per ko. alla decima ripresa del primo (anche li le regole erano quelle della boxe), ma Fury contro Ngannou ha qualcosa di diverso, quantomeno per il fatto che il camerunense sa cosa significhi indossare un guantone da 10 once.

E dovesse fare la sorpresa, potrebbe rovesciare una volta per tutte i valori di forza tra mondo del pugilato e della MMA. “The Predator” s’è allenato anche con Tyson, quello che di nome fa Mike, il cui cognome poi è diventato il nome di Fury (che viene da una famiglia gitana di tradizione pugilistica: ecco perché si chiama così): Iron Mike ha detto di aver trovato un fenomeno, e che non sarà affatto facile mandarlo al tappeto.

Probabile che abbia ragione, ma la ragione alla fine dice Fury. Che in meno di due mesi si gioca la chance di prendere sulle sulle spalle larghe l’intero universo della boxe. Così almeno i detrattori la smetteranno una volta per tutte di dire che è stato solo un campione forte con i deboli, e mai con i più forti. In attesa del vero show time dell’anno: quel Fury-Usyk che già si lascia desiderare con il conto alla rovescia.

Dove e come vedere Fury-Ngannou

Il match Fury-Ngannou si disputa sabato 28 ottobre con inizio alle ore 13.00: è trasmesso in esclusiva su Dazn in modalità pay-per-view. Ossia l’utente può vedere questo solo incontro pagando 14,99€

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