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Kings League in Arabia Saudita: strategia vincente o geopolitica sportiva? L'analisi

Motivazioni politiche ed economiche dietro la nuova espansione. La Kings League guarda all’Arabia Saudita e sorride al fondo PIF. I dati di una mossa giusta

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Marco Carlotti

Marco Carlotti

Sport Specialist

(Quasi) giornalista pubblicista, marchigiano d’origine ma bolognese - e rossoblù - d’adozione. Osserva il calcio nella sua veste tecnica e tattica, ma ne racconta il lato corporate e di comunicazione strategica

Kings League in Arabia Saudita: strategia vincente o geopolitica sportiva? L'analisi

Dopo il grande successo globale riscontrato dal format ideato da Gerard Piqué, la Kings League ha deciso di guardare altrove valorizzando il proprio brand ed espandendo le sue attività. È notizia recente, infatti, l’accordo di partnership chiuso con Surj Sports Investment, una sussidiaria del Fondo di Investimento Pubblico (PIF) dell’Arabia Saudita, che investe nella crescita del settore sportivo in Arabia Saudita e nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA). Entro fine anno, quindi, l’area accoglierà la nuova competizione.

L’ampio portafoglio e i numeri social

La joint venture siglata per portare la Kings League MENA nella regione coincide con una nuova era per l’intrattenimento sportivo. L’Arabia Saudita è stata scelta come sede inaugurale del campionato, e la nuova lega entra di diritto nell’ampio portafoglio globale della competizione che oggi include America Latina, Brasile, Francia, Germania, Italia e Spagna. Un’operazione interessante, tanto sotto il profilo mediatico quanto in termini di opportunità per i talenti locali. Infatti, nel suo primo anno di vita, la Kings League ha registrato oltre 7 miliardi di impression e 400 mila interazioni totali sui social network. Ma non sono i soli numeri da evidenziare, dal momento che la property di Piqué focalizzata sul digitale lo scorso anno ha raccolto un round di finanziamento pari a 68 milioni di dollari guidato da Left Lane Capital e dalla società di investimenti sportivi messicana Fillip. Ne consegue, quindi, che i rapporti con il partner saudita siano verosimilmente indirizzati a una maggior crescita economica e di presenza mondiale.

Il dato demografico come opportunità di business

L’aspetto demografico rafforza ulteriormente il senso della joint venture. In che senso? È stato più volte ribadito come la Kings League abbia come proprio centro nevralgico l’elemento giovanile, sia in termini di audience che di opportunità di crescita; rappresenta spesso un “piano B” per quanti non hanno trovato una propria dimensione nel calcio a 11 e sfrutta l’appeal di influencer e creator per catalizzare su di sé le attenzioni delle Generazioni Z e Alpha (ossia chiunque nato dopo il 1997). Dei – circa – 30 milioni di followers globali presenti sui canali social della Kings League, l’80% degli utenti ha oggi un’età inferiore ai 34 anni. Un elemento da non sottovalutare, soprattutto considerando che quasi il 70% della popolazione saudita, oggi, si trova sotto i 30 anni di età. Il campionato è quindi perfettamente in linea con le abitudini digitali e le preferenze di intrattenimento dei giovani della regione.

Le dichiarazioni e la Saudi Vision 2030

Non si sono fatte attendere le dichiarazioni dei massimi vertici della Kings League e del Fondo PIF. Djamel Agaoua, CEO di Kings League, ha parlato dell’Arabia Saudita come un “contesto ideale per lanciare un campionato audace, incentrato sui tifosi e nativo digitale. Insieme, stiamo costruendo una piattaforma che unisce sport, intrattenimento e cultura digitale, pensata su misura per l’energia e l’ambizione di questa regione”. Statement che rivela un’ambizione di fondo, che si coniuga perfettamente con quanto aggiunto da Danny Townsend, CEO della Surj Sports Investment: “Questa iniziativa riflette il più ampio mandato di SURJ di investire in proprietà intellettuale e piattaforme di abilitazione sportive che offrano rendimenti a lungo termine, facciano crescere l’ecosistema e si connettano con la prossima generazione di tifosi in tutta la regione”.

Un progetto ambizioso, sostenuto da una strategia che guarda al lungo termine e alla Saudi Vision 2030 del visionario Principe ereditario Muhammad bin Salman, caratterizzato da innovazione tecnologica, sviluppo sostenibile, indipendenza dal petrolio e riduzione dell’impatto ambientale. La volontà saudita di affermarsi come player internazionale, dunque, passa anche attraverso lo sport. E il nuovo calcio, ora, sorride a La Mecca.

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