Diego Milito è stato l’eroe più incisivo del ‘Triplete’ centrato dall’Inter di José Mourinho: 30 reti nel ’09-’10, la doppietta che al Santiago Bernabeu stese il Bayern Monaco.
Questi i ricordi della serata che fece impazzire un popolo sciorinati al ‘Corriere della Sera’: “Ho impresso nella memoria la gioia dei tifosi quando feci il 2-0, capimmo che potevamo farcela; poi l’addio di Mourinho, era un punto di riferimento, ci spiacque l’idea di non continuare a lavorare con il Mister. Per lui ho un debole, anche se Simone Inzaghi sta facendo benissimo e a volte viene criticato in maniera ingiusta; Roma è la piazza adatta a Mourinho: non importa che la Roma sia stata allora la rivale numero uno. Come si gestisce la pressione di una finale? Non è facile, ci sono pensieri, l’adrenalina: io ero sereno, ho dormito bene, pensavo avremmo vinto la finale. Non c’è però un segreto per vincere una finale: ci vuole determinazione e l’attenzione ai dettagli, vanno sfruttate le occasioni”.
L’argentino ha lasciato il segno anche da dirigente del Racing Avellaneda, perché Lautaro Martinez viene da laggiù: ” Era il 2018, mi chiamò Zanetti. L’Inter si inserì nella trattativa imbastita dall’Atletico Madrid, le doti di Lautaro erano evidenti, lui chiedeva qualche consigli, o come si vive a Milano, ma non ho dovuto convincerlo dell’offerta nerazzurra.. E’ un attaccante completo: è un numero nove, ma sa giocare assieme a un compagno, come Lukaku, o Dzeko. Aver vinto con l’Argentina lo ha caricato: siamo simili nella determinazione, lavoriamo sodo per raggiungere i nostri obiettivi, abbiamo dalla nostra la mentalità. Ha esordito nel Racing entrando al mio posto: sono felice di aver visto il suo percorso, a lui voglio bene. Ci sentiamo dopo le partite importanti: è uno dei più forti, assieme a Benzema. Haaland? Lui vede la porta con facilità..”.