Ci sono giocatori che magari non hanno lasciato il segno nel mondo del calcio per quello che hanno fatto in campo ma che restano scolpiti nella memoria di una generazione o più tanto da diventare veri e propri personaggi d’antologia. Uno di questi è sicuramente Felice Centofanti. Incredibile pensarlo ma ad aver indossato la “9” prima di Lukaku c’è stato anche lui.
Questo nonostante fosse un terzino di fascia sinistra, all’occorrenza centrocampista operaio, come tanti che è riuscito a vestire anche la maglia dell’Inter all’apice della sua carriera ma che, al di là del suo rendimento e di una onorevole carriera nei campi di provincia, ha saputo crearsi appunto una parentesi anche fuori dal mondo del calcio e che adesso rivive, di riflesso, in quella della figlia apprezzata ginnasta azzurra.
Felice Centofanti nasce a Teramo il 23 maggio 1969. La sua carriera è un alternarsi continuo di maglie nelle categorie inferiori: Teramo, Verona, Jesina, Barletta, Nola. Nel 91/92 a Palermo segna ben 8 gol in 28 partite in serie B. Nella stagione successiva passa all’Ancona ed esordisce in A. Sarà retrocessione immediata ma Centofanti si toglie la soddisfazione di segnare un gol alla Juventus, anche se a Torino finisce 5-1 per i bianconeri del Trap.
L’impresa sfiorata in Coppa Italia. Centofanti fa parte di quell’Ancora dei miracoli allenata da Guerini che nel 93/94 in serie B arriva fino in finale della coppa nazionale dove però il sogno viene infranto dalla Samp che vince 6-1 il match di ritorno al Ferraris. Felice però sarà sempre protagonista dell’Ancona confermando il suo fiuto per il gol che gli porterà in dote la grande occasione.
La chiamata all’Inter. Nel 95/96 Centofanti viene preso dall’Inter del neo patron Moratti. Senza falsa modestia, nel primo anno delle magliette personalizzate, sceglie la “nove”. Non sarà una stagione facile per lui e per i colori nerazzurri, travagliata per la prematura eliminazione in Uefa per mani del Lugano al primo turno mentre in campionato le cose non vanno meglio con l’esonero repentino di Ottavio Bianchi per poi andare nelle mani di Roy Hodgson. Centofanti gioca poco chiuso dal grande Roberto Carlos ma anche da Pistone preferito incredibilmente spesso al brasiliano sulla fascia sinistra. Alla fine giocherà 9 gare in A, 3 in Coppa Italia e 1 in Uefa con un solo gol all’attivo alla Fiorentina.
Dopo un anno, saluta Milano e riprende il giro della B. Gioca e soprattutto segna tanto ancora nel Genoa, Padova e Ravenna. Chiude la carriera nel 2004 con la maglia del Bassano. Anche se nel 2011, a 42 anni, torna a giocare con la Sannicolese, squadra del suo paese che milita in Terza Categoria Abruzzese.
Personaggio a tutto tondo, la tv con Striscia. Come detto, il personaggio Centofanti è di gran lunga più ricordato del giocatore, un discreto sinistro, tanta corsa e soprattutto, un piglio da gladiatore. Lo distingue innanzitutto il suo look con capelli lunghissimi e barba incolta, che lo rendono quasi riconoscibile e unico, in tutte le squadre in cui gioca. Viene spesso citato ironicamente durante Mai dire Gol. Ma è nel 2005 che bucherà lo schermo arrivando da inviato a Striscia la Notizia curando una rubrica sempre riguardante lo sport e il calcio in particolare dove intervista Maldini, Totti, Cassano e tanti altri.
Uno, dieci, 100fanti. Dopo essersi ritirato Centofanti non ha mai lesinato di fare polemica nei confronti del calcio moderno. Alcune sue frasi celebri recitano: “Il mio calcio è quello di Baresi, Gascoigne, Di Livio, Nunziata, Roberto Baggio. Quello di George Best, magari quello mio. Ma di gioia, allegria e di un attimo di follia sinceramente non ne vedo più” e ancora “Non guardo una partita ,in tv e dal vivo, da due anni e ne vado fiero, questo non è il mio calcio. Il calcio dei Balotelli e dei Cassano tenetevelo voi…”
La figlia ginnasta. C’è comunque un, o meglio una Centofanti che continua a fare sport a livello altissimo. Si chiama Martina e fa la ginnasta, nel giro della Nazionale di ginnastica ritmica dell’Italia dal 2014 con cui ha vinto ben 3 medaglie d’oro ai Mondiali. Recentemente Felice Centofanti ha dichiarato al settimanale Oggi: “Ogni gara sono a rischio infarto, è sempre una fortissima emozione: le Farfalle sono delle eroine. Martina è il mio Pallone d’oro, il mio Diego Maradona. Essere il papà di un’atleta della Nazionale è un dono. E’ una ragazza e un’atleta fantastica: i due minuti e mezzo in pedana ripagano i 340 giorni all’anno passati ad allenarsi. Il vero spirito di sacrificio si vede negli sport considerati “minori”, altro che il calcio”.