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Che fine ha fatto Dario Hubner, il bisonte del gol che arrivò in serie A a 30 anni

Arrivato in A già a 30 anni, questo giocatore incredibile in campo e normalissimo nel privato ha fatto sfracelli sfiorando anche la Nazionale

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Se è vero che – come dice il detto – ogni scarpa diventa scarpone, può anche accadere il contrario: scarpone lo chiamavano, anche affettuosamente, a Fano ma Dario Hubner con gli anni è diventato quasi una scarpa d’oro. Un bomber che ha fatto la fortuna delle squadre di provincia, certo, ma resta la curiosità per quello che avrebbe potuto fare in una big.

Del resto Darione ha stupito tutti perché Tatanka, come lo hanno anche chiamato nel suo vagabondare per i campi italiani, di gavetta ne ha fatta tanta passando da Pievigina, Pergocrema, Fano e Cesena prima di approdare al Brescia in serie A.

L’esordio di Hubner, gol sotto gli occhi di Ronaldo

E il suo debutto in A fu indimenticabile: prima giornata della stagione 1997-1998, quando ha già 30 anni, a San Siro. Si gioca Inter-Brescia e c’è l’esordio di Ronaldo il Fenomeno in nerazzurro. Ma a segnare è lui, Hubner, prima che si scatenasse Recoba con una doppietta. Al Brescia resterà fino al 2001, mettendo a segno 75 reti tra Serie A e Serie B.

Al termine della sua avventura bresciana, Hubner passò al Piacenza, dove riuscì a realizzare il doppio miracolo nel 2001-2002: salvare i biancorossi dalla retrocessione e laurearsi capocannoniere anche nella massima serie con i suoi 24 gol (assieme al centravanti della Juventus, David Trezeguet). Si dice che bevesse e fumasse smodatamente. Ed è vero tranne l’avverbio “smodatamente”.

Grappa e sigarette compagne di viaggio

A Il Posticipo Hubner confessò:

“Ho anche un bar, ma lo gestisce mio cognato. In quegli anni ero un po’ ingenuo: ero una persona talmente trasparente che se volevo fumare lo facevo davanti a tutti. Sappiamo benissimo che la maggior parte dei calciatori fuma, ma sono intelligenti e lo fanno di nascosto”.

Fonte: ANSA

Hubner ai tempi del Brescia

L’incontro con Baggio

Una carriera speciale quella di Hubner e lui ricorda:

“Ho fatto il fabbro per quattro anni, il panettiere per quattro mesi. La mia vita è stata regolare e apprezzo tanto le piccole cose. Giocare con Roberto Baggio è stata una fortuna e una sfortuna. Parlo di fortuna perché nell’anno in cui ho giocato con lui, ho ammirato tutto il suo talento. Aveva piedi pazzeschi: non sembravano quelli di un essere umano. Quando mi chiedono quale è stato il giocatore più forte con cui ho giocato rispondo Pirlo perché l’ho visto crescere e già a 18 anni aveva qualcosa in più rispetto agli altri”.

Da numero 9 a portiere amatoriale

Oggi Hubner abita dove ha sempre avuto la sua base, a Passarera, frazione di Carpegnanica, vicino Crema, e al sito di Gianluca Di Marzio dice:

“Sono in pensione, curo un po’ il giardino, aspetto il weekend per guardare le partite. Cerco una panchina: dall’Eccellenza in su sarei felice. E poi gioco ancora a calcetto con gli amatori, in porta. Anche quand’ero al Brescia e al Piacenza, in partitella facevo il portiere. È un ruolo che mi è sempre piaciuto”.

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