Una carriera fulminante per arrivare alla serie A. Veniva considerato il golden boy delle giacchette nere l’arbitro Simone Sozza che ha debuttato nel 2020 nella massima serie e che poi ha però alternato troppi alti e bassi. Il direttore di gara è nato a Milano nel 1987 e fa parte della sezione arbitrale di Seregno.
- La carriera dell’arbitro Simone Sozza
- Che mestiere fa l’arbitro Sozza
- Arbitro Sozza: stile, caratteristiche e polemiche
La carriera dell’arbitro Simone Sozza
Una carriera da difensore prima di intraprendere la strada dell’arbitraggio. Simone Sozza ha cominciato da giovanissimo a calcare i campi della sua provincia dove giocava con il ruolo di difensore prima di scegliere la strada dell’arbitraggio nel 2004 dopo aver frequentato un corso serale per arbitri all’AIA di Seregno. La sua è stata una carriera rapidissima visto che nel 2012 arriva anche il passaggio in serie D. Dopo soli tre anni una nuova promozione con l’approdo in Lega Pro, un cammino di successo dovuto alle sue capacità tanto che nel 2018 arriva anche il Premio Sportilia. Nel 2019 il passaggio alla Can B mentre nel gennaio del 2020 c’è la grande occasione con la prima gara in serie A, quella tra Parma e Udinese. Il 1 settembre viene inserito stabilmente nell’organico CAN A-B). E’ stato anche scelto come arbitro per la finale playoff della serie B tra Cittadella e Venezia.
Che mestiere fa l’arbitro Sozza
Simone Sozza non è solo un arbitro di grandi speranze, nella sua vita professionale ha scelto la strada della giurisprudenza ed esercita come avvocato.
Arbitro Sozza: stile, caratteristiche e polemiche
L’arbitro Sozza viene considerato tra i fischietti da tenere d’occhio se si parla di calci di rigore. Il giovane fischietto infatti non è un grande amante dei cartellini ma non ha paura quando si tratta di indicare il dischetto visto che in carriera vanta una media che sfiora un rigore ogni due partite arbitrate. Nei suoi interventi pubblici è stato lo stesso Sozza a dichiarare di essere completamente dedicato alla vita da arbitro sottolineando che la possibilità di migliorarsi nasce soltanto da un’abnegazione costante.