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Coronavirus, "Atalanta-Valencia è stata una bomba biologica"

Il responsabile Pneumologia dell'ospedale di Bergamo: "40mila bergamaschi a San Siro, è degenerato da lì".

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Coronavirus, "Atalanta-Valencia è stata una bomba biologica" Fonte: 123RF

Il mondo del calcio italiano, e in generale dello sport, è fermo da ormai due settimane. Dopo la disputa della 27a giornata il Coni, su spinta del Governo, ha imposto la sospensione di tutti i campionati per fronteggiare il dilagare della diffusione dei contagi da Coronavirus, ma anche per provare ad arrestarli. La sensazione che lo stop sia stato deciso troppo tardi è forte e a confermarla, mentre i numeri dei contagi e delle vittime restano altissimi, è anche una voce autorevole come quella del professor Fabiano Di Marco, responsabile Pneumologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Secondo Di Marco è forte il sospetto che Atalanta-Valencia, gara d’andata degli ottavi di Champions League giocata il 19 febbraio a San Siro, abbia dato una drammatica accelerazione alla diffusione del Covid-19 nell’area lombarda e in particolare in quella bergamasca. E lo stesso, terribile sospetto è condiviso anche dalla Protezione Civile oltre che da un altro luminare come Massimo Galli, primario del reparto malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano fa sapere: “Certamente quella partita può essere stata un importante veicolo di contagio” ha detto.

“Atalanta-Valencia a San Siro è stata una bomba biologica – ha ammesso Di Marco in un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’ – Quarantamila bergamaschi che hanno viaggiato in pullman, auto, treno. Qui hanno trasformato un magazzino in un reparto. Non chieda a me come hanno fatto. I bergamaschi sono tostissimi e coraggiosi”.

Quella gara si giocò pochi giorni prima che l’Italia si rendesse conto che quella che sembrava essere una semplice influenza stava per trasformarsi in una pandemia in grado di mettere in ginocchio il paese come mai era successo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Già nel weekend successivo, infatti, iniziarono a fioccare i primi rinvii in Serie A, prima che la situazione degenerasse nelle due settimane seguenti con il programma del campionato stravolto e le liti tra i club divisi tra chi voleva proseguire l’attività e chi era fautore di una sospensione anticipata. Per quei giorni, però, secondo il parere del professor Di Marco, il danno era già stato fatto.

Quella sera al “Meazza” confluirono 45.000 persone. Il popolo nerazzurro e quello spagnolo in trasferta si ritrovarono in armonia in Piazza Duomo, condividendo il pre-partita all’insegna di foto e fratellanza, ignorando il rischio di ciò che stava succedendo, per poi spostarsi in metropolitana verso lo stadio di San Siro.

Pochi giorni dopo il giornalista spagnolo Kike Mateu risultò positivo al Covid-19 asserendo di essere sicuro di essere stato contagiato a Milano. E il 4 marzo la curva dei contagi bergamasca iniziò ad impennarsi. Esattamente 14 giorni esatti dopo la partita di San Siro, il tempo di incubazione del virus.

SPORTAL.IT

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