La Serie A 2020-2021 potrebbe essere la prima edizione della storia a disputarsi interamente a porte chiuse.
A prefigurare tale, inquietante scenario è stato il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora nella serata di venerdì sera durante la trasmissione ‘Titolo V’ su Rai Tre.
“Sarà difficile vedere gli stadi riaperti in questa stagione – il parere di Spadafora – Il DPCM scadrà a marzo, ma bisognerà pensare prima allo sport di base, poi all’apertura eventuale degli impianti in modo parziale”.
Parole non del tutto inattese, considerando i dati ancora elevati in fatto di contagi da Coronavirus, ma che rappresentano comunque un duro colpo per le speranze dei tifosi e degli appassionati di tornare a popolare gli impianti calcistici prima della fine del campionato, prevista per il 24 maggio, appena venti giorni prima dell’inizio di un’edizione dell’Europeo sulla quale, è facile immaginarlo, graverà fino alla fine lo stesso punto interrogativo con il rischio delle porte chiuse.
Duro colpo anche e soprattutto per le società, già alle prese con una significativa contrazione dei ricavi legata alla crisi economica mondiale, ma acuita dall’assenza degli incassi provenienti dalle campagne abbonamenti, dai botteghini e in generale dall’importante indotto rappresentato dai “Match days”.
Spadafora ha poi proseguito facendo intuire il pericolo che potrebbe nascere dalla scelta di far affluire nuovamente un elevato numero di persone all’interno degli stadi in una fase ancora cruciale nella battaglia contro il Coronavirus, considerando anche che la campagna vaccinale iniziata a fine dicembre rischia di subire un rallentamento nelle prossime settimane: “Pensare che ci siano tante persone che vanno in una stessa direzione è complicato in questo momento”.
Sembra quindi destinato a sfumare anche il sogno di molti tifosi e presidenti legato al possibile via libera per il riempimento parziale degli impianti, come accaduto nella parte finale dello scorso campionato, conclusosi in piena estate dopo la sospensione di tre mesi in concomitanza con il lockdown nazionale durante la prima ondata di contagi.