Dicevano che era il più talentuoso degli Schillaci ma Maurizio, 62enne cugino del compianto Totò, la sua carriera l’ha bruciata tra infortuni, indisciplina e dipendenza da sostanze. Oggi però Maurizio Schillaci, che da anni viveva come clochard, rischia la vita. E’ ricoverato in ospedale per una brutta tubercolosi e da due settimane ha una febbre altissima che non accenna a sparire come rivela il Corriere della Sera.
- La carriera di Maurizio Schillaci
- La visita alla camera ardente
- La diagnosi di tubercolosi il giorno dei funerali
La carriera di Maurizio Schillaci
Dopo i primi passi nel calcio in Sicilia con il Licata di Zeman, Maurizio Schillaci fece il grande salto alla Lazio nel 1986 ma dopo una sola stagione in biancoceleste si trasferì al Messina dove si ritrovò assieme al cugino Totò – che vi giocava dal 1982 – e con lo stesso tecnico boemo. Poi nell’estate del 1989 le strade di Maurizio e Totò si separarono per sempre: Salvatore alla Juventus e Maurizio alla Juve Stabia,, prima di finire la carriera ancora al Licata a soli 31 anni. Da lì tante scelte sbagliate, problemi di droga e depressione che lo portarono ad essere abbandonato da tutti i suoi affetti, in primis dalle due figlie avute da matrimoni diversi e con cui i rapporti sono a tutt’oggi inesistenti, così come lo erano con Totò.
La visita alla camera ardente
Solo la morte dell’eroe delle Notti Magiche fece sì che Maurizio potesse ritrovare suo cugino. “Cosa direi a mio cugino? Alzati e ritorna in campo”, disse Maurizio accennando un sorriso commosso, dopo essersi recato alla camera ardente allestita allo stadio Barbera di Palermo prima dei funerali. Ma il destino era pronto a giocargli un altro brutto scherzo.
Lo scorso 23 agosto Maurizio – che viveva di espedienti, si era rifugiato all’interno di una Fiat Panda, poi nell’alloggio di un amico, infine per strada, in Piazza Verdi, davanti al Teatro Massimo assieme ai suoi cani, prima Johnny —morto a gennaio a 9 anni a causa di una malattia — e poi Ciccio – si era svegliato senza sensibilità alle mani, necessitando così di alcuni accertamenti ospedalieri e di visite specifiche. Soccorso da un’associazione di volontari provvisti di ambulanza e medici, che ne hanno predisposto un day hospital all’ospedale Civico. Quindi gli esami.
La diagnosi di tubercolosi il giorno dei funerali
La diagnosi arrivò proprio il giorno del funerale di Totò quando lo chiamò al telefono l’ospedale Civico comunicandogli la necessità di un ricovero nel reparto malattie infettive. La diagnosi: tubercolosi. Oggi, come scrive il Corriere della sera, si trova ancora lì, sotto antibiotici che però non riescono a debellare una febbre che lo affligge da un paio di settimane. Maurizio ha un letto e dei pasti regolari che gli hanno permesso di guadagnare già sei chili ma è forte la preoccupazione per la sua salute.