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Davide Piampiano, l'interrogatorio a Fabbri sulla morte del calciatore: "Credevo fosse il cinghiale"

Il Biondo, come viene chiamato Piero Fabbri, ha confessato al magistrato durante l'interrogatorio quanto accaduto nella tragica battuta di caccia: il calciatore Davide Piampiano sarebbe morto scambiato per l'animale

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Davide Piampiano, l'interrogatorio a Fabbri sulla morte del calciatore: "Credevo fosse il cinghiale" Fonte: ANSA

Alle 16:54 di martedì 31 gennaio, l’agenzia ANSA riporta la confessione di Piero Fabbri, 56 anni, accusato di omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale, che spiega in parte la tragica fine di Davide Pampiano. Un ragazzo di appena 24 anni, che nutriva fiducia nei confronti dell’amico che considerava quasi un secondo padre; una figura di famiglia che lo ha lasciato agonizzare senza tentare di salvargli la vita nelle campagne di Assisi.

Pampiano, la confessione di Fabbri

“Vorrei essere morto io al suo posto, la mia vita è finita quando ho ucciso Davide, che consideravo il figlio che non ho mai avuto”, sono le parole che Fabbri ha detto al Gip nel carcere di Capanne a Perugia, ammettendo per la prima volta di aver esploso il colpo mortale che ha colpito il giovane calciatore e dj.

Il Biondo (questo è il suo soprannome) ha spiegato al magistrato anche perché ha sempre mentito sulla dinamica, riporta il Corriere della sera, raccontando a tutti, anche ai carabinieri, che il ragazzo era stato raggiunto da un colpo del suo stesso fucile, dopo uno scivolone sul terreno impervio.

L’interrogatorio si è consumato tra le mura di un carcere, senza la presenza di pubblico e dentro a una galera. Il suo avvocato, Luca Maori, ha riferito anche la spiegazione che Fabbri ha dato con la famiglia del ragazzo, dinanzi alla quale ha ostentato per giorni la sua partecipazione al dolore, alla camera ardente, al funerale. “Ha fornito una versione stupida e assurda – ha spiegato il legale – per senso di colpa e di vergogna, non aveva il coraggio di ammettere coi genitori di essere stato lui ad uccidergli il figlio”.

La passione per la natura e il calcio

Davide era molto conosciuto ad Assisi anche per la sua attività di deejay e in qualità di centrocampista del Viole Calcio, società che ha espresso subito vicinanza ala famiglia per la perdita di Davide.

“Il dolore è troppo forte per trovare le parole giuste. Probabilmente non esistono nemmeno. Un amico, un compagno di squadra, un guerriero pronto a tutto. Onoreremo questa maglia anche per te e ogni singola partita, ogni singola vittoria sarà dedicata a Te, ovunque tu sia. Sei e resterai per sempre nei nostri cuori.

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Le immagini chiave della telecamera Go Pro

Secondo quel che riferisce il Corsera, decisiva nel quadro della ricostruzione e dell’impianto accusatorio è quanto registrato dalla telecamera che Davide aveva nel cappellino. L’accusato, tuttavia, nega di aver depistato le indagini ed è questo il passaggio decisivo, perché l’accusa di omicidio volontario regge solo se davvero Fabbri ha tenuto quell’atteggiamento omissivo che gli contesta la procura di Perugia, accettando il rischio che Davide morisse, pur di non apparire lui come il responsabile dello sparo, nascondendo il suo fucile, spogliandosi degli abiti da caccia e non rispondendo alle disperate richieste di aiuto del ragazzo.

“Non lasciarmi qui a morire”, avrebbe detto la vittima, almeno stando alle immagini riprese dalla telecamera Go Pro che Piampiano portava nel berrettino e che è volata a terra dopo la fucilata al petto. Un passaggio drammatico, terribile e riferito da questa ricostruzione.

Per ben 17 minuti la telecamera ha continuo a funzionare e a di fatto fornire gli elementi utili a portare le indagini verso il Biondo. Lui dice invece che gli aiuti non li ha chiamati perché era “sconvolto”: “Non ci ho pensato”.

La verità da accertare da parte della magistratura

La sua versione farebbe venir meno il reato e farebbe cadere il dolo eventuale, posto che toccherà ai Pm di Firenze capire la reale sequenza degli avvenimenti. Gli atti sono già stati trasmessi alla procura toscana perché la madre di Davide, Catia Roscini, è un giudice onorario del tribunale di Spoleto e il codice prevede in questi casi che le indagini passino al distretto di corte d’appello più vicino, per evitare conflitti di interesse.

Scambiato per un cinghiale

Intanto, Fabbri fornisce al Gip la sua verità sull’incidente: “Era quasi buio, ho sentito un fruscio e ho sparato. Credevo fosse il cinghiale“. Nell’audio del video si sentirebbe il Biondo che dice a Davide: “Dove ti ho preso, pensavo fossi il cinghiale”. Poi la telefonata al terzo cacciatore, che infine chiamerà i soccorsi. Un incidente, insomma, che le bugie di Fabbri alterano come forse la gravità della situazione.

Il dolore della famiglia per l’atroce scoperta

A un sito locale, Umbria 24, la madre di Davide, Catia ha espresso la sua disperazione: “Può capitare ma quello che ha fatto Brogi dopo è imperdonabile. Da quando è morto Davide è venuto tutti i giorni a casa mia a raccontarmi le stesse storie, ossia che aveva sentito un colpo da lontano e che c’era Davide a terra che chiedeva aiuto. Ha provato in tutti i modi a salvare se stesso, non ci sono altre spiegazioni, ma io non cerco vendette”.

In questa intensa intervista, la madre della vittima (giudice onorario a Spoleto) ha tenuto a sottolineare la sua fiducia nei confronti dei colleghi:

“Mi aspetto che la Giustizia faccia quello che deve fare, il percorso giudiziario in questo momento però è la cosa che mi interessa di meno. Volevo, questo sì, che venisse fatta chiarezza sulla morte di Davide in quanto non mi andava che mio figlio passasse come il ragazzo superficiale e imprudente che non era. Quando andava in giro con le armi era prudentissimo, aveva perfino acquistato una carabina più costosa delle altre perché munita di doppia sicura. Sono soddisfatta che sia stata fatta chiarezza sulla dinamica dell’incidente, questo sì, ciò che accadrà a Piero Fabbri sinceramente mi interessa molto poco. Una cosa però deve essere chiara: non cerco vendette”.

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