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Qatar 2022, De Bruyne: tre "motivazioni" speciali per l'ultimo ballo della generazione d'oro

Arrivato al suo terzo Mondiale, in Qatar De Bruyne potrebbe avere l'ultima chance di guidate il Belgio verso l'impresa, con tre "motivazioni speciali" in più per non sbagliare

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Lorenzo Marsili

Lorenzo Marsili

Sport Specialist

Giornalista pubblicista, redattore, divulgatore. E' una delle anime video del sito: racconta in immagini un evento e lo fa come pochi altri

Quelli in Qatar potrebbero essere gli ultimi Mondiali di Kevin De Bruyne. Il talento belga del Manchester City compirà, infatti, 32 anni il prossimo 28 giugno. Come tanti altri fuoriclasse della rassegna, KDB ha ammesso un suo possibile addio alla nazionale dopo il Mondiale, ma non è detto che nel 2026, a 36 anni, possa ancora essere in campo a dettare tempi e disegnare trame per una selezione che, oggi, si trova a vivere il tramonto della sua golden generation e accoglie nuovi talenti pronti a brillare sotto la guida di giocatori che hanno segnato un’epoca.

Mondiali, la forte motivazione di De Bruyne

Oltre al fatto anagrafico e alla consapevolezza di una one last dance da provare a godersi al massimo, per De Bruyne le motivazioni e gli stimoli per fare bene non mancano. Come dichiarato in una recente intervista rilasciata al Daily Mail, infatti, il talento nato a Drongen in Qatar realizzerà il sogno di giocare sul palcoscenico più grande del mondo davanti ai propri figli, Mason Milian, Rome e Suri. “Sarà un evento speciale”, ha dichiarato, rivelando, poi: “Sono emozionato. Sarà il terzo Mondiale per me ed è una cosa speciale, ma non sono stressato”.

Mondiali, ricambio generazionale per il Belgio

Il Belgio non ha mai brillato ai Mondiali e, in sette occasioni, non è nemmeno riuscito a qualificarsi. Il vento, però, è cambiato nell’ultimo decennio, con i Diavoli Rossi a scalare le gerarchie ed entrare di diritto nell’Olimpo del calcio, illuminati proprio dalla classe di KDB. Stella tra le stelle e, a ben vedere aspettando anche Romelu Lukaku, uno dei pochi veri fuoriclasse ancora capaci di fare la differenza nell’undici guidato da Roberto Martínez in Qatar, Kevin De Bruyne è chiamato a caricarsi sulle spalle una nazionale nel bel mezzo del ricambio generazionale.

Mondiali, De Bruyne a un passo dal sogno

Quattro anni fa, esattamente il 14 luglio 2018, nel Mondiale in Russia, Kevin De Bruyne e il Belgio centrarono uno storico terzo posto. Dopo un cammino netto, con vittime illustri come il Brasile, superato ai quarti proprio grazie all’unica rete della manifestazione di KDB, i Diavoli Rossi furono costretti ad alzare bandiera bianca difronte alla corazzata Francia, spinta in finale dalla rete a inizio secondo tempo di Samuel Umtiti. Il Belgio fece, poi, il suo nella finalina contro un’Inghilterra, mentre la Francia si laureò campione del Mondo per la seconda volta in una finale a senso unico contre la Croazia, schiacciata dal peso di un’impresa apparsa troppo grande anche per la rivelazione di Russia 2018.

De Bruyne, esordio da protagonista al Mondiale

L’esordio assoluto in un Mondiale di De Bruyne risale all’edizione 2014. In Brasile, il Belgio passò agilmente il girone con tre vittorie in altrettante gare, contro Algeria, Russia e Corea del Sud. Agli ottavi, in una gara tiratissima vinta 2-1 ai supplementari contro gli Stati Uniti d’America, KDB aprì le marcature e si regalò la prima rete assoluta nella rassegna iridata. L’avventura dei Diavoli Rossi si concluse nel turno successivo, ai quarti, quando il destino li mise dinnanzi a un’altra finalista, l’Argentina. A decidere il match fu un certo Gonzalo Higuain. La Selección arrivò, poi, in finale, dove cadde contro la Germania.

Mondiali, De Bruyne pronto a brillare

Oggi, inserito nel Gruppo F, il Belgio in Qatar dovrà vedersela con Canada, Marocco e Croazia e le insidie non mancheranno. Quello che è certo è che, a sei gare dal centesimo gettone con la nazionale maggiore, De Bruyne punterà quanto meno ad arrivare in terza cifra, il che vorrebbe dire semifinale. Non sarà semplice, ma in mezzo a così tante stelle in fase calante non è detto che, alla fine, a brillare più di tutti non possa essere proprio quello con meno riflettori puntanti addosso e regalare il primo titolo a una generazione di fenomeni che ha fatto la storia pur senza alzare mai un trofeo.

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