“Ci sono state parecchie partite in cui mi sono sentito come se avessi avuto un’esperienza al di fuori del corpo“, il fuoriclasse del tennis Novak Djokovic in una intervista ripresa da La Repubblica ha parlato delle sue esperienze in campo durante i match.
“Una queste è stata la finale dell’Australian Open 2012 contro Nadal dove abbiamo giocato quasi sei ore. È davvero difficile da spiegare quando ti senti presente ma in qualche modo non presente, perché il dolore fisico è così grande che non senti più il tuo corpo, ma è come stesse guidando una sorta di pilota automatico che ti porta nel luogo desiderato che tu determini mentalmente. È stata una di quelle esperienze in cui senti che c’è una forza più grande che ti spinge in avanti”, ha spiegato il campione serbo, che ha vinto negli ultimi mesi tre slam di fila per la terza volta in carriera.
“Sono anche un grande sostenitore di questo, e faccio sempre affidamento sulla mia fede e cerco di essere grato ad un creatore e ad un maggiore potere e aiuto universale che tutti riceviamo. Cerco di ricordarmi quanto sono benedetto e cerco di non dare le cose per scontate”, ha proseguito Nole.
“Penso che in questo processo di evoluzione come essere umano, ho imparato molte cose. Nel corso degli anni, è diventato un viaggio, anche spirituale. Perché il campo da tennis è probabilmente il posto in cui sono più vulnerabile, ma anche quello in cui sono molto fiducioso e forte”.
“Il campo da tennis è una sorta di scuola di vita per me – conclude Djokovic, che con 15 Slam ora va a caccia di Nadal (17) e Federer (20) – dove riesco a capirmi a un livello più profondo. Quindi questo è probabilmente uno dei più grandi motivi per cui continuo a giocare a tennis perché non vedo altri ambiti in cui posso effettivamente evolvere come essere umano meglio che sul campo da tennis”.
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