Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate. Ma soprattutto se indossate la maglia bianconera, che quest’anno in Europa è sinonimo di forti delusioni. Come quella a cui è andata incontro la Virtus anche contro il Fenerbahce, che alla Unipol Arena ha trascorso praticamente 39’ a rincorrere, salvo poi mettere la freccia nel momento in cui contava di più. E così facendo ha inchiodato la Segafredo all’ennesima sconfitta in una campagna continentale che comincia ad assumere connotati funesti, con la consapevolezza che se le vittorie non arrivano neppure in serate come queste non è che ci sia poi molto altro da salvare.
Finale shock: Shengelia e Zizic non bastano
Il fatto che i turchi siano in testa alla comitiva di Euroleague non deve spostare il mirino da quelli che sono i veri problemi di stanza a Bologna. Dove i conti non tornano nemmeno quando tutto lascia presagire che il più sia stato fatto: era accaduto col Panathinaikos, ma la storia s’è ripetuta anche con Melli (negativa la sua prova: appena 8’ e neppure un tiro tentato) e compagni, trascinati dalla triade Guduric (21 punti), Hayes-Davis (19) e Colson (18), ma soprattutto capace di interpretare meglio un finale di partita nel quale la differenza l’hanno fatta sempre e comunque i dettagli.
La Virtus aveva preparato la tavola nel miglior modo possibile, addirittura scavando un vantaggio in doppia cifra nel terzo quarto, spinta dal calore del proprio pubblico e dalle giocate di Shengelia (23 punti di serata) e di uno Zizic sempre più positivo (18 punti). Poi nel finale la luce, di nuovo, s’è spenta: a 5’ dalla fine erano 9 le lunghezze di vantaggio, ma è lì che sono cominciati i problemi, con un parziale di 20-7 che ha reso vani tutti gli sforzi precedentemente profusi. Decisive nel finale le triple di Guduric e Hayes-Davis, ma decisive soprattutto le palle perse che hanno condannato una Virtus pasticciona e poca lucida, costretta a cedere 86-82 dopo aver guidato praticamente il punteggio per tutta la gara.
Un’annata maledetta: la sosta per riordinare le idee
Se uno volesse essere pignolo si accorgerebbe che delle 9 sconfitte subite in 11 gare europee, almeno 3 (se non di più) si sarebbero potute tramutare in vittorie abbastanza realistiche, se solo certi piccoli dettagli fossero stati curati nella giusta maniera. Ma Bologna quest’anno sembra correre in direzione ostinata e contraria anche quando tutto lascia presagire un finale migliore.
La vicenda Cacok (il giocatore è stato “tagliato” per inabilità in LBA, ma di fatto rimane vincolato contrattualmente in Eurolega: è un caso senza precedenti che continuerà a far discutere nei prossimi giorni) testimonia quanto certe scelte operate in estate o anche prima si siano rivelate inefficaci, tanto che pensare che arrivare a meno di un terzo di stagione con la sensazione di essere già fuori dai giochi per la post season era oggettivamente impensabile. Eppure sta succedendo, e Banchi può solo sperare che la sosta imminente possa produrre una scossa o roba simile.