Di bellezze estoni sugli spalti se ne trovano a iosa, ma in campo i più belli sono sempre gli italiani. Che dopo il 3-0 rifilato al Belgio concedono il bis, riservando il medesimo trattamento alla nazionale dei paesi baltici (25-17, 25-22, 25-19), che pure nel secondo set costringe Giannelli e compagni ad alzare la soglia dell’attenzione dopo essere finiti sotto di 4 lunghezze.
Il tutto per la gioia di Fefè De Giorgi, che almeno può dire di aver visto i suoi ragazzi sgomitare pur di rimettere le cose a posto. Perché il rischio in casi del genere è che tutto venga dato per scontato: l’Estonia non vale l’Italia (e probabilmente nemmeno un posto tra le prime 8), ma almeno ha permesso agli azzurri di testarsi in contesti quantomeno probanti.
Lezione di… Russo
Perugia ha accolto una nazionale lanciata e carica come non mai, alla presenza anche dei ministri Abodi e Lollobrigida. I prezzi folli di EuroVolley (una curva in piccionaia 40 euro: non è un po’ troppo?) spiegano perché al PalaBarton s’intraveda più di uno spazio vuoto, ma il rumore è comunque assicurato. Anche perché i tifosi estoni, occhi e croce tre centinaia sul totale, quando c’è da baccagliare non si fanno pregare.
In campo, come logica vuole, è l’Italia a menare le danze, almeno nel primo set: formazione in copia carbone rispetto a quella vista con il Belgio (Romanò e Giannelli, Michieletto e Lavia, Russo e Galassi più Balaso libero) e pressione a mille sulla difesa baltica.
I monster block di Russo
Che dimostra di soffrire inizialmente Lavia, implacabile nei primi 5 attacchi di serata, e poi il dinamismo sottorete di Roberto Russo, che stampa monster block come se non ci fosse un domani, facendo sembrare tutto maledettamente semplice e naturale (ma non per il comune mortale).
L’Estonia cerca di forzare al servizio e quasi si illude di poter restare a contatto, ma la realtà e ben altra cosa. Però qualche rudimento del lavoro fatto rimane, perché dopo un pessimo avvio di secondo set i baltici riescono a risalire e pure a mettere il naso avanti, sfruttando a meraviglia un turno al servizio di Tammemaa che inguaia la ricezione azzurra.
L’ora di Rinaldi
Nel momento di maggiore difficoltà, con Lavia che incappa in due errori banali, ci pensa Giannelli a riportare calma e serenità: il capitano rianima tutti, firma un ace che scuote la polvere appena un attimo prima che De Giorgi decida di inserire Rinaldi per Michieletto. La mossa si rivela fruttuosa, perché è proprio il turno al servizio del giocatore di Modena a rovesciare l’inerzia del parziale (due ace e tanta legna). È sempre a muro però che l’Italia paga i maggiori dividendi: Russo e Romanò tirano giù la saracinesca, spianando la strada al nuovo allungo azzurro.
Un primo tempo di Galassi manda in archivio un set tribolato, ma vinto con personalità, il primo veramente combattuto dell’Europeo dell’ItalVolley. Che nel terzo set invero ha ancora un po’ da sgomitare, tenendo sempre in mano il pallino del gioco e scappando via a metà parziale, quando Galassi al servizio infila tre battute cariche di veleno (due ace e una ricezione sporca) che mettono il sigillo sulla gara.
Chi si diverte più di tutti è il pubblico perugino, tanto quello italiano quanto quello estone, oltre a Rinaldi che De Giorgi premia per quanto fatto nel secondo set concedendogli tutta la vetrina nel terzo, con Michieletto che in panca se la ride con i compagni.
Dopotutto è il clima che si respira in gruppo che fa la differenza, specialmente quando l’asticella finisce per alzarsi. Cosa che succederà venerdì sera contro la Serbia, che un set contro il Belgio se l’è fatto scappare, ma che sulla carta rimane l’unica reale contender in grado di insidiare gli azzurri nella rincorsa al primato della pool A.