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F1, declino politico della Ferrari: i tempi di Schumacher sono finiti

I problemi della Ferrari sono ormai evidenti non soltanto in pista, ma anche fuori: il peso politico del Cavallino non è più quello dei tempi di Schumacher.

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Ormai è un dato di fatto: la Ferrari non ha più il peso specifico di una volta. Un’analisi però che va allargata non soltanto alla pista, ma anche nelle istituzioni. Se parliamo del campionato di F1, il Cavallino non vince il titolo costruttori dal lontano 2008, mentre l’ultimo pilota a trionfare in classifica è stato Kimi Raikkonen nel 2007.

Ferrari, in pista non si vince più

Da allora, diversi piloti hanno provato a riportare la Ferrari più in alto di tutte le altre scuderie, senza però riuscirci: da Alonso a Vettel arrivando fino ai giorni nostri con Leclerc e Sainz, la maledizione sembra non avere fine. Anche quest’anno, dopo le prime gare, si prospetta una stagione tutt’altro che da protagonista per la casa di Maranello.

Ferrari, il declino politico

Anche perché la Ferrari ha perso anche un po’ di potere politico. L’ultima dimostrazione è quanto avvenuto a Carlos Sainz, con la collisione del pilota spagnolo con l’Aston Martin di Fernando Alonso dopo la ripartenza successiva alla seconda bandiera rossa nel gp di Melbourne: è arrivata la retrocessione del ferrarista dal 4° al 12° posto.

La Ferrari ha replicato con una nota piuttosto arrendevole: “Siamo dispiaciuti per la decisione della Fia perché ritenevamo di aver presentato sufficienti e significativi elementi per riesaminare la decisione, specie alla luce del contesto e delle particolari condizioni con incidenti multipli alla ripartenza. Rispettiamo comunque il procedimento e la decisione della Fia. Auspichiamo più ampie discussioni con Fia, F1 e altri Team con l’obiettivo di migliorare le procedure del nostro sport per assicurare il più alto livello di equità e coerenza che il nostro sport merita”.

Gli anni di Schumacher un lontano ricordo

Forse, anzi sicuramente, negli anni d’oro di Schumacher la Ferrari avrebbe avuto più influenza in una situazione del genere sui commissari, ma ormai da anni non è più così. Non è la prima volta, infatti, che il tentativo da parte del Cavallino di esercitare il diritto di revisione non va a buon fine. Già nel 2019, ad esempio, la penalità di cinque secondi inflitti a Vettel in Canada, che risultò decisiva per consegnare la vittoria a Lewis Hamilton, non venne cancellata di fronte alle proteste di Binotto. E con Vasseur le cose non sembrano molto cambiate.

F1, declino politico della Ferrari: i tempi di Schumacher sono finiti Fonte: Getty Images

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