Domenica 24 aprile, giorno del Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna sul circuito Enzo e Dino Ferrari di Imola, saranno trascorsi 40 anni meno un giorno da quel 25 aprile del 1982, giorno del Gran Premio di San Marino disputato sullo stesso circuito (a parte le modifiche apportate negli anni seguenti) e vinto da Didier Pironi su Gilles Villeneuve, entrambi al volante della Ferrari, al termine di un duello fratricida che avrà un risvolto tragico per la scomparsa a Zolder di Villeneuve, 13 giorni più tardi, in un incidente che tutti gli appassionati di Formula 1 ricordano. Ecco come si svolse quella corsa.
- Ferrari: come si arrivò al duello Villeneuve-Pironi a Imola
- Ferrari: la gara di Imola e le accuse di tradimento di Villeneuve a Pironi
- Ferrari: le morti tragiche di Villeneuve e Pironi
Ferrari: come si arrivò al duello Villeneuve-Pironi a Imola
Il Gran Premio di San Marino era la quarta gara del mondiale 1982 e la Ferrari vi arrivava con all’attivo solamente un sesto posto di Pironi in Brasile, per giunta grazie alle squalifiche comminate alla Brabham di Nelson Piquet e alla Williams di Keke Rosberg perché i due team, tramite lo stratagemma di rabbocchi d’acqua in appositi serbatoi, facevano rientrare le vetture nel peso minimo consentito a fine gara.
Quelle sanzioni vennero decise il 20 aprile, solamente tre giorni prima dell’inizio delle prove a Imola, e in seguito a esse tutte le squadre inglesi, che aderivano alla FOCA (Associazione Costruttori di Formula 1), presieduta da Bernie Ecclestone, allora in guerra col presidente della FISA (il braccio operativo ed esecutivo della FIA) Jean-Marie Balestre, boicottarono in massa il Gran Premio imolese, tranne la Tyrrell, che fu obbligata a parteciparvi dal proprio sponsor italiano.
Ferrari: la gara di Imola e le accuse di tradimento di Villeneuve a Pironi
Alla tre giorni di Imola parteciparono quindi solamente 14 vetture su 26 totali e il tutto si ridusse a un duello tra Ferrari e Renault, entrambe dotate di motore turbo. La casa francese occupò tutta la prima fila con René Arnoux in pole position e Alain Prost secondo, mentre le Rosse di Maranello furono terza con Gilles Villeneuve e quarta con Pironi.
La gara si ridusse quasi subito a una lotta tra Arnoux e le due Ferrari perché Prost rallentò visibilmente già nel corso del primo giro per poi ritirarsi poco dopo. Arnoux mantenne il comando fino al 27° giro, quando venne sorpassato da Villeneuve, poi al 31° se lo riprese ma al 45°, braccato dalle Ferrari, dovette ritirarsi col motore in fumo.
A questo punto le due Ferrari erano nettamente in testa con Villeneuve davanti a Pironi e dai box venne esposto il cartello SLOW che non significava esplicitamente di mantenere le posizioni, come era stato concordato qualche giorno prima da un certo punto della gara in poi, bensì di non spingere al massimo. Pironi colse l’occasione e superò il compagno di squadra, Villeneuve poi si riprese il comando, fu di nuovo superato e tornò di nuovo davanti nella penultima tornata, ma all’inizio dell’ultimo giro Pironi lo superò definitivamente prima della curva della Tosa vincendo la gara.
I due piloti avevano mandato in estasi la folla per il loro duello e la loro doppietta ma salirono sul podio senza sorrisi. Villeneuve era addirittura furibondo perché si considerava tradito dal suo compagno di squadra e fino al giorno prima fraterno amico, che però da quel momento per lui divenne un acerrimo nemico. Per la cronaca, terzo fu Michele Alboreto, su Tyrrell, a oltre un minuto dai due ferraristi.
Ferrari: le morti tragiche di Villeneuve e Pironi
Villeneuve si presentò al successivo Gran Premio, quello del Belgio a Zolder, con la sola idea di battere Pironi, e questa ossessione gli fu fatale. L’8 maggio, a otto minuti dalla fine delle qualifiche, entrò a velocità folle in una curva a sinistra e non vide davanti a lui la March di Jochen Mass: la tamponò e cominciò una tragica carambola che lo portò a essere proiettato in aria per poi finire il suo tragico volo picchiando la testa contro il paletto delle reti di recinzione.
Per lui furono inutili le cure all’ospedale: il più grande mito di quegli anni di casa Ferrari era morto nel modo più assurdo dopo essersi salvato innumerevoli volte. Anche Pironi finirà male: in un incidente simile, tre mesi più tardi nelle qualifiche del Gran Premio di Germania a Hockenheim, non vide sotto l’acquazzone la Renault di Prost e si distrusse entrambe le gambe interrompendo così la sua carriera in Formula 1 e dando anche l’addio a un titolo mondiale che fu vinto da Keke Rosberg.
Pironi morirà anch’egli tragicamente il 23 agosto 1987 in un incidente in una gara di motonautica lasciando la sua compagna Catherine incinta di due gemelli, che chiamerà Didier e Gilles.