Un ordigno è stato fatto esplodere sull’auto di Fabio Moscelli, responsabile dell’area tecnica Fidelis Andria, mentre i calciatori si stavano allenando all’interno dello stadio. Il fattaccio è accaduto nel pomeriggio di mercoledì nel capoluogo pugliese. L’esplosione ha danneggiato il parabrezza e la parte superiore del cofano.
L’episodio è stato denunciato al commissariato di polizia e raccontato pubblicamente dalla società calcistica sui canali social, attraversoquali viene espressa vicinanza e solidarietà a Moscelli, e lanciato un appello ai tifosi.
“Quanto accaduto nel pomeriggio di ieri all’esterno dello Stadio Sant’Angelo dei Ricchi durante un allenamento della prima squadra della Fidelis è qualcosa di inaudito ed estremamente grave”, si legge nel post. La società parla di “consapevolezza di aver superato un limite che adesso non è più tollerabile”, si dice vicina a Moscelli e chiede ai tifosi “di prendere subito le distanze da quanto accaduto e di aiutare le forze dell’ordine a risalire a chi ha compiuto il vigliacco gesto”.
La società ha anche lanciato un vero e proprio ultimatum ai facinorosi: “Se si dovessero verificare altri episodi di violenza di qualsiasi genere la società, oltre all’immediato disimpegno da parte di tutti i soci, potrà anche decidere di ritirare la squadra dal campionato”.
La Fidelis Andria è una delle nobili decadute iscritte al torneo di Serie D. Nella propria storia, infatti, il club vanta la partecipazione a sei edizioni del campionato di Serie B, quattro consecutivi dopo la promozione del 1992, con un ragguadevole 9° posto nel 1994, e altri due dopo l’immediato ritorno tra i cadetti successivo alla retrocessione del 1996. Poi tanti campionati di terza serie e il lento declino, con tre fallimenti, nel 2005, nel 2013 e nel 2018.
Attualmente la squadra è terzultima in classifica nel girone H di Serie D e reduce da una dura sconfitta, 6-3 incassato a Cerignola. “Una stagione può essere difficile, può diventare complicata nonostante si sia cercato di programmarla, può cambiare obiettivi durante – spiegano dalla società – ma non può mai trasformarsi in un campo di guerra
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