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Gattuso-Ancelotti, storia di trionfi tra amici: gli aneddoti

Quante storie divertenti nel rapporto tra i due

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Gattuso-Ancelotti, storia di trionfi tra amici: gli aneddoti Fonte: Ansa

La prima volta di Ancelotti a San Siro come avversario del Milan coincide con lo scontro con l’amico di sempre. Rino Gattuso non è solo stato uno dei suoi tanti ex giocatori, è stato l’alter ego di Carletto in rossonero. Pacato e moderato Ancelotti, smisurato ed esagerato Ringhio. Uno in panchina a dispensare consigli e saggezza, l’altro in campo a lottare su ogni pallone. Insieme hanno vinto tutto, oggi saranno rivali per una sera ma amici sempre. Un rapporto che è rimasto uguale negli anni. Quante storie e quanti aneddoti. Uno simpaticissimo l’ha scritto Ancelotti in un suo libro dove racconta: “Gattuso stava impazzendo per colpa di Kaladze. Il compleanno di Rino è il 9 Gennaio. Qualche giorno prima, all’inizio di un allenamento, Kaladze ci ha fermati tutti e ha chiesto la parola: “Mister, scusa ma devo dire una cosa importante”; “Prego Kakha”. “Mancano 3 giorni al compleanno di Gattuso”. Forse gli era saltata qualche rotella, ma abbiamo fatto finta di niente. La sera a cena, di nuovo “Scusate ragazzi devo parlarvi”. “Dicci Kakha”. “Mancano due giorni e quattordici ora al compleanno di Gattuso”. Il mattino seguente stessa scena. Ha alzato la mano e io non l’ho neanche lasciato parlare: “Vai Kakha…”. “Mancano due giorni al compleanno di Rino Gattuso.” I compagni cominciavano a ridere, Rino a inca… Si sentiva tirato in mezzo. Il conto alla rovescia è diventato un tormentone fino alla notte dell’8 Gennaio: “Ragazzi mancano 3 ore al compleanno di Gattuso”. Rino ormai non riusciva più a controllarsi. L’avrebbe preso a bastonate. Finalmente poi è arrivato il 9 Gennaio: niente. Zero. Tutti zitti. Il silenzio dei giorni peggiori. Allora sono intervenuto io: “Kakha, non è che per caso hai qualcosa da dire?” “No mister, e perché mai dovrei parlare?”. “Ma non ti sei dimenticato niente?”. “Direi proprio di no”. Ho guardato Rino con la coda dell’occhio, era carico come una bomba, pronto ad esplodere. Si è tenuto, pensava di aver vinto lui. Il 10 gennaio, a colazione, in ritiro, Kaladze si è avvicinato a me con una faccia tristissima. Sembrava che fosse successo qualcosa di grave: perciò mi sono preoccupato e ad alta voce gli ho chiesto: “Ma c’è qualcosa che non va?”. “Sì, mister, mancano 364 giorni al compleanno di Gattuso”. Boato in sala, eravamo di fronte a un genio. Subito rincorso da Rino, che lo ha raggiunto e gli ha tirato un sacco di mazzate: credo sia lì che Kakha ha iniziato a sentire i primi scricchiolii al ginocchio”.

QUELLA SIGARETTA PERICOLOSA – E’ solo una delle tantissime storie tra i due, del resto Ancelotti ha sempre detto: “Sono uno che capisce le esigenze dei calciatori, di fatto con molti di essi sono nati ottimi rapporti. Al primo posto metto quello con Rino Gattuso: per me era come un fratello, riuscivo a confidarmi”. Un rappporto anche “fisico” perchè, specie nelle esultanze, Gattuso non si conteneva. Come quella notte del 23 aprile 2003. Milan – Ajax, quarti di finale di Champions; una partita difficile ma fondamentale. Ancelotti e Gattuso erano entrambi in panchina: Ancelotti da allenatore, Gattuso in borghese perché squalificato. Al secondo minuto di recupero il risultato è fermo sul 2 a 2 che avrebbe eliminato il Milan visto lo 0 a 0 rimediato ad Amsterdam. Poi un miracolo; Tomasson spinge in rete il pallone del 3 a 2 e tutto cambia. Gattuso corre ad abbracciare il mister con la forza di 1000 tifosi; gli sale sulle spalle e gli mette un braccio intorno al collo senza accorgersi che il buon Carletto stesse fumando: “Per poco non mi fece ingoiare la sigaretta – racconterà Ancelotti, aggiungendo divertito – Ancora oggi lo considero un gesto affettuoso”.

AMICIZIA ETERNA – E quando c’è stato davvero il compleanno di Ringhio, Carletto gli ha scritto una lettera aperta: “In campo eri il mio guerriero – prosegue Ancelotti – Mai una volta che ti abbia visto mollare, mai una volta che ti abbia visto la maglia pulita, mai una volta che non ti abbia visto fare fatica. È questo che ho sempre ammirato in te: la capacità di arrivare all’obiettivo nonostante la natura non ti avesse dotato di grandi mezzi tecnici. Perché – posso dirlo? – i tuoi piedi non sono proprio il massimo dell’educazione!”. Sentimenti ricambiati, ecco che dice sempre Gattuso di Ancelotti: «È stato più di un allenatore, spesso l’ho sentito al telefono quando ero in difficoltà, lui è un maestro, maestro di semplicità, somiglia a Nereo Rocco, io ne devo mangiare di pastasciutta».

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