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Golf, la Ryder Cup torna in Europa: USA, niente rimonta. Il punto decisivo è di Tommy Fleetwood

La Ryder Cup torna nel vecchio continente: non godeva dei favori del pronostico, eppure la selezione europea è riuscita a riprendersi l’ambitissimo trofeo. Finisce 16,5-11,5

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Da 30 anni in Europa non c’è posto per gli americani. Almeno per quelli del golf, che ancora una volta si vedono costretti a tornare dall’altra parte dell’Oceano Atlantico a mani vuote.

Perché la Ryder Cup torna nel vecchio continente: non godeva di tutti questi favori del pronostico, eppure la selezione europea guidata da Luke Donald è riuscita nell’impresa di riprendersi l’ambitissimo trofeo, con l’Italia che s’è rivelata un autentico portafortuna.

La vittoria europea poco dopo le 17

Al “Marco Simone” di Guidonia il punto decisivo è arrivato poco dopo le 17: l’ha portato Tommy Fleetwood, già grande protagonista dell’ultima vittoria del Team Europe, quella ottenuta nel 2018 in Francia (fece coppia fissa con Francesco Molinari vincendo 4 incontri), consegnando al capitano europeo un trofeo che corona un lungo lavoro e tanti mesi di preparazione.

Il 16 e mezzo a 11 e mezzo finale forse non rende nemmeno troppo l’idea della grande prova offerta dalla selezione del vecchio continente, alla quale sarebbe bastato conquistare 4 punti nei 12 matchplay domenicali per chiudere i conti.

Ne sono arrivati 6, a riprova di un equilibrio che dalla giornata di sabato è stato pressoché totale, con 10 punti conquistati a squadra. Alla fine, insomma, la differenza l’ha fatta la partenza sprint del venerdì, chiuso dall’Europa avanti 6 e mezzo a 1 e mezzo.

Il finale thrilling

La festa dei tantissimi appassionati (quasi tutti stranieri, invero) che hanno preso d’assalto Guidonia è stata irrefrenabile: quando Fleetwood s’è visto concedere l’ultimo putt da Fowler è esplosa la festa, con la pacifica invasione di campo che ha consentito anche ai tanti tifosi di sentirsi protagonisti.

Dopotutto la Ryder è anche e soprattutto questo: colore, passione, divertimento e tanta, tanta sana aggregazione.

Donald, il capitano europeo, aveva fatto capire di voler impostare i match play domenicali con l’intenzione di chiudere i giochi in fretta: Jon Rahm s’è dovuto però accontentare di un pari contro Scheffler (numero uno al mondo), pur guidando l’incontro per lunghi tratti.

Parità tra Lowry e Spieth

Le vittorie di Hovland (contro Morikawa), McIlroy (contro Burns) e Hatton (contro Hatman) hanno consentito agli europei di avvicinarsi sensibilmente all’obiettivo a metà giornata, con gli USA aggrappati ai successi di Koepka, Thomas e Schauffele che hanno avuto il merito di prolungare l’attesa e mettere un po’ di pressione addosso ai giocatori del vecchio continente.

La vittoria di Fleetwood è stata così salutata alla stregua di una liberazione: poco dopo è arrivato anche il risultato di parità tra Lowry e Spieth, mentre il successivo punto portato da MacIntyre su Clark ha chiuso definitivamente i giochi quando già i festeggiamenti erano partiti.

Numeri e futuro

L’Europa ha conquistato la 16esima Ryder Cup della sua storia, che è anche e soprattutto la 13esima negli ultimi 44 anni (contro le 8 ottenute dagli USA, più un pareggio nel 1993), cioè da quando la formula del torneo ha assunto questa conformazione con giocatori statunitensi ed europei (prima era contro britannici, a cui si sono aggiunti negli anni ’70 anche gli irlandesi).

Il fatto che in territorio europeo gli USA non riescano più a vincere dal 1993 è abbastanza emblematico e conferma l’idea che il livello dei giocatori del vecchio continente è ormai superiore a quello dei pur sempre fortissimi americani.

Che avranno l’occasione di rifarsi tra due anni, quando la Ryder tornerà negli Stati Uniti, a Farmingdale, nello stato di New York, mentre nel 2027 l’Europa tornerà ad ospitarla in Irlanda, ad Adare.

Per l’Italia, a fronte di numeri straordinari di presenze e seguito mediatico, c’è dunque da registrare anche la soddisfazione per aver portato nuovamente bene al team europeo, del quale facevano parte nelle vesti di vice capitani anche i fratelli Edoardo e Francesco Molinari.

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