La lotta è ancora aperta, ma la strada è comunque segnata. E l’Europa ha il destino nelle proprie mani: se oggi vincerà 4 dei 12 matchplay in programma riporterà la Ryder Cup nel vecchio continente, cinque anni dopo la vittoria ottenuta in Francia grazie a un meraviglioso Chicco Molinari (che vinse tutti e 5 i match disputati).
La giornata di sabato ha sostanzialmente mantenuto lo status quo raggiunto venerdì: Europa dilagante al mattino, con tre “foursome” vinti sui 4 disputati e la fuga a +8 che pareva aver già messo un’ipoteca sull’esito finale della competizione.
Gli Usa devono vincere 8 incontri su 12
La reazione degli Stati Uniti nella sessione pomeridiana ha permesso alla contesa di tornare, se non proprio in bilico, quantomeno un minimo in discussione: la selezione del capitano Luke Donald ha confermato i 5 punti di vantaggio maturati nella prima giornata, salendo a 10 punti e mezzo contro i 5 e mezzo degli USA.
Che per sperare nella rimonta devono vincere 8 dei 12 incontri finali, senza potersi concedere nemmeno troppo pareggi. Insomma, una mission impossible in tutto e per tutto. Anche perché l’Europa nei primi matchplay domenicali presumibilmente schiererà i giocatori migliori, cercando di chiudere in fretta la faccenda.
L’impresa degli scandinavi
La giornata di sabato, vissuta al solito davanti a una cornice di pubblico enorme (oltre 60mila presenze giornaliere) e soprattutto baciata da una temperatura più estiva che autunnale, ha vissuto anche e soprattutto sulla clamorosa impresa ottenuta da Viktor Hovland e Ludvig Aberg: quando hanno approcciato al tee della nona buca, avanti 8 up (cioè avendo vinto tutte le 8 precedenti buche), con un drive perfetto in centro green hanno praticamente indotto all’ennesimo errore la coppia statunitense composta da Scottie Scheffler (attuale numero uno al mondo) e Brooks Koepka, che finiscono in bunker e poi in mezzo al pubblico.
A quel punto alzano la palla, si arrendono, concedono putt e buca per una batosta memorabile (9&7) che nella quasi centenaria storia della Ryder Cup non si era mai vista.
Non viene aggiornato nemmeno il tabellone manuale, che rimane 8 up, perché il numero 9 semplicemente non è in dotazione dell’organizzazione, che porrà rimedio mettendo un 6 rovesciato. La coppia scandinava da spettacolo e si prende (giustamente) la copertina, infiammando il pubblico del “Marco Simone” che si diverte e inneggia ai propri nuovi beniamini.
La sveglia e gli scenari
Gli Stati Uniti al mattino sono in balia delle onde, con i soli Homa e Harman che riescono a conquistare una vittoria (è la prima di questa edizione) ripetendosi anche nella sessione pomeridiana, quando gli europei in qualche modo alzano il piede dall’acceleratore e vanno per la prima volta in difficoltà: alle lacrime mattutine di Scheffler si sostituiscono le vittorie di Morikawa e Burns, ancora di Homa e Harman e soprattutto quella nell’ultimo match di Clark e Cantlay (è suo il putt decisivo alla 18esima buca contro McIllroy e Fitzpatrick), che evitano il tracollo e tendono vive tenue speranze di rimonta degli americani.
Che pure dovranno cercare di mietere e battere in ogni donde nell’ultima giornata, che si aprirà alle 11,35 con Jon Rahm che sfiderà Scheffler in un duello tra giganti, seguiti da Hovland-Morikawa, Rose-Cantlay e McIllroy-Burns.
L’Europa insomma calerà subito i suoi assi, decisa a chiudere i giochi in fretta e prendere l’abbrivio decisivo per mettere le mani sulla Ryder Cup 2023. Che comunque vada, visto quanto successo nei primi due giorni, avrà tanti motivi per essere ricordata. Per l’Italia, un successo (se possibile) doppio.