Hilarry Sedu ce l’ha fatta. Non a diventare calciatore professionista, quello è un sogno durato per poco tempo, spezzato come successo a tanti giovani da una lunga serie d’infortuni. Ce l’ha fatta ad abbattere i pregiudizi legati al colore della pelle, a farsi apprezzare e valutare per le proprie qualità, per la voglia di studiare e affermarsi. Hilarry ha 32 anni e da pochi giorni fa parte del comitato pari opportunità del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, nominato con un plebiscito di preferenze nella lista “Nuova avvocatura democratica”: “Ho preso quasi 800 voti, hanno compreso il mio messaggio, la mia storia” ha detto Sedu a ‘Il Corriere del Mezzogiorno’.
Quale storia? Quella che all’apparenza può sembrare una delle tante: arrivato dall’Africa, Nigeria per l’esattezza, ma a Napoli dalla prima infanzia, il padre nel nostro paese non c’è mai stato, la madre è stata la prima donna ad aprire un negozio di abbigliamento in Piazza Garibaldi negli anni ’90. Un segnale che la famiglia Sedu “voleva farcela” e pazienza se il sogno originale è svanito. Come tanti adolescenti connazionali, e non solo, Hilarry voleva infatti giocare a calcio. E c’era quasi riuscito: dopo aver vissuto a Castel Volturno all’età di 13 anni fu preso dalla Salernitana, che anche allora militava in Serie B. Anno di grazia 1999, quello successivo alla storica stagione in A dei granata. Cinque operazioni allo stesso ginocchio e il trapianto di cartilagine hanno spazzato via quasi tutto, ma non la voglia di studiare.
Già iscritto all’università, Sedu completò in un anno gli 11 esami mancati diventando avvocato nel 2013: poi un master in Politica migratoria e Diritto dell’immigrazione e l’abilitazione per esercitare. Ora eccolo qui, con davanti a sé una carriera luminosa. E tante belle idee, come quella di far passare lo “Ius culturae”: “Chi entra in Italia prima dei 14 anni e dimostra di aver completato i cicli scolastici deve diventare italiano”. Del resto fu proprio Sedu a scrivere di proprio pugno una memoria che proponeva l’istituzione della tanto dibattuta legge dello “Ius soli”, poi arenatosi. Mai dire mai, però, insegna Hilarry: il calciatore mancato diventato avvocato. Forse meno ricco, ma più felice e realizzato.
SPORTAL.IT