La maglia viola come una seconda pelle. Lo è stato per Cesare Prandelli e lo è anche per Giuseppe Iachini, che ha aperto e chiuso la sofferta stagione della Fiorentina in panchina con in mezzo la parentesi del tecnico bresciano, che si era dimesso a fine marzo per troppo stress accumulato.
Così, al termine della partita persa contro il Napoli, l’ultima casalinga della stagione, l’allenatore marchigiano ha spiegato in conferenza stampa la scelta di non restare a Firenze nella prossima stagione nonostante la proposta del presidente Rocco Commisso: “Ieri in sede di preparazione alla partita è entrato il presidente, i dirigenti e tutti quanti dello staff e la squadra mi ha regalato una maglia con scritto “Grazie Beppe”, applaudendomi. Questo spiega quanto timore ci fosse nel finire la stagione, invece siamo riusciti a tre partite dalla fine a tirarci fuori. Vuol dire che abbiamo lavorato bene. Sono gesti che non potrò dimenticare”.
“Per come si sono sviluppate le cose è giusto che la Fiorentina vada avanti con un nuovo progetto. E che Beppe andasse, non perché non sto bene ma perché qui non faccio solo l’allenatore: ho una partecipazione troppo grande. Per me la Fiorentina non è una squadra come le altre”.
Poi, sulla partita: “Volevamo fare una buona partita per dare continuità ai nostri risultati e sul piano della compattezza la squadra ha fatto bene, concedendo pochissimo. Ci è mancata un po’ di brillantezza e di lucidità anche perché abbiamo avuto un giorno di recupero in meno. Peccato perché non stavamo rischiando nulla e per un episodio, un rigore, la partita ha preso binari diversi. Il rigore? La maglia è stata tirata, ma il giocatore del Napoli ha accentuato tuffandosi”.