Nel format di Inter TV ‘Careers’, Nicola Berti ha ricordato il suo approdo a Milano: “Avevamo cambiato completamente la squadra, c’ero io, Alessandro Bianchi, Andreas Brehme, Lothar Matthaus e Ramon Diaz, che arrivò al posto di Rabah Madjer scartato dopo le visite per un problema al tallone. Il presidente Ernesto Pellegrini mi chiese se Diaz e fosse forte, e io, che avevo 20 anni ma davo già dei consigli, gli dissi che avrebbe fatto più di dieci gol. E ne fece 13… Arrivai all’Inter come un Gian Burrasca, senza paura forse anche per timidezza. I primi mesi forse non fui accettato, poi mi hanno visto in campo che era il mio modo di fare, mi serviva per caricarmi”.
Indimenticabile per Berti lo scudetto dei record: “Feci un gol al Napoli che fu deviato da Luca Fusi, poi dopo il gol di Lothar Matthaus corsi in giro a fare il gesto dell’ombrello a tutti, c’era un’adrenalina pazzesca. Gli ultimi dieci minuti andai a marcare Diego Armando Maradona e lo insultavo anche, mi sputava e io non mi pulivo. Quell’anno tornai a Firenze da avversario e per la prima volta, visti gli insulti che ricevetti, sentii che mi stavano demolendo, allora Giovanni Trapattoni mi fece uscire. Il Trap mi voleva un bene dell’anima, era il mio secondo padre; ogni tanto mi beccava che rientravo tardi. Quando arrivai i primi mesi dormivo ad Appiano Gentile una notte rientrai alle tre di mattino e lo incrociai di ritorno da una trasferta per visionare un’avversaria. Lui mi disse che Milano era pericolosa, però io dovevo ancora trovare l’appartamento. Non era un sergente, sapeva capire e gestire le persone”.
Berti ha concluso parlando del derby: “Un match che ho sempre sentito. Venivo sempre insultato perché in mezzo a quel Milan stellare io ero l’unico che dava fastidio. Tre gol glieli feci anche se uno non me lo diedero, poi mi piaceva perché venivo sempre insultato dai milanisti. Quando li sentivo mentre cantavano contro di me durante le partite di Coppa alzavo il volume e dicevo ai miei amici: ‘Sentite, pensano a me…’. Questa sfida mi ha sempre eccitato, meglio sconfitti che milanisti l’ho creata io dopo un 3-0 subito in Coppa Italia. Ora sono simpatico ai milanisti, ma una volta era pericoloso uscire per Milano, si incontravano personaggi che quando li vedevo dovevo cambiare strada. Milano la vivevo da dio, facevo un po’ di casino ma ci stava, avevo 20 anni… Oggi ti tengono più blindato, ma ci sta; in quegli anni ad Appiano Gentile si stava poco”. “