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Inter, origini e numeri di un crollo: i capi d’accusa per Inzaghi

La quarta sconfitta in otto partite di campionato fa deflagrare la crisi dell'Inter: sostituzioni, dichiarazioni e gioco, Inzaghi sotto accusa da parte di società e tifosi

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L’Inter sprofonda e aggiorna in negativo i numeri della propria storia. La prima sconfitta casalinga in campionato subita contro la Roma non fa certo meno male a Simone Inzaghi e ai tifosi per il fatto che ad infiggerla sia stato un grande ex come José Mourinho. Lo Special One, squalificato per la partita di San Siro, ha scelto di non assistere al match dalla tribuna, bensì in un “posto segreto”, probabilmente il pullman della Roma, senza rilasciare dichiarazioni al termine della partita, al pari dei componenti del proprio staff.

Inter, è il peggior inizio di campionato della storia: Inzaghi come Gasperini

Una scelta sicuramente curiosa, che avrà strappato un nostalgico sorriso ai tifosi dell’Inter, alle prese con una realtà che non sembra ammettere repliche. La stagione dei nerazzurri è virtualmente compromessa, dal momento che la quarta sconfitta in otto partite ha sancito il peggior inizio di stagione della gloriosa storia del club: solo in un’altra occasione, nel 2011, il ruolino di marcia fu simile, con addirittura quattro ko nelle prime sei giornate di Serie A. Era, quella, l’Inter di Gian Piero Gasperini, un’Inter post Triplete ormai a fine ciclo e che a fine torneo sarebbe rimasta fuori dalla zona Champions (6° posto) per il primo di sei anni consecutivi.

La società può toccare ferro, al pari di Simone Inzaghi, che si è visto per il momento rinnovare la fiducia da parte del club, ma che ha l’esperienza necessaria per capire come un’inversione di tendenza immediata sia necessaria per salvare la panchina. Senza la partita contro il Barcellona ci sarebbe stato subito il ribaltone? Difficile da dirsi, perché se è vero che pagare l’ingaggio di un altro tecnico sarebbe sanguinoso per la proprietà, anche i tifosi, che hanno a lungo sostenuto Inzaghi anche dopo lo scudetto perso in extremis nella scorsa stagione, sembrano aver perso la pazienza nei confronti dell’allenatore piacentino, finito sotto accusa sui social per la gestione della partita contro la Roma.

Le accuse a Inzaghi: la conferenza pre-Roma e le sostituzioni

Detto che a dirigenza e società non è piaciuta l’uscita inzaghiana “alla Mourinho” alla vigilia della partita contro la Roma, alcune cifre sono evidenti, oltre a quella sulle sconfitte complessive, come quella relativa ai gol segnati, 14, ben nove in meno rispetto a quelli dello stesso periodo della scorsa stagione. Spiegare il tutto con il “solo” infortunio di Lukaku non può bastare, dal momento che lo scorso anno il belga non era in rosa. L’eclissi di Lautaro, a segno solo tre volte contro le cinque della passata stagione dopo 8 giornate, e a secco dal quarto turno, è una causa, ma in fondo anche una conseguenza di un atteggiamento generale in campo che è cambiato e che si ripercuote su tutta la squadra.

L’Inter 2022-’23 difende più bassa rispetto a quella del primo anno dell’era Inzaghi, con il risultato che Skriniar, un anno fa già in gol in tre occasioni, è ancora a secco di reti e non è neppure più il baluardo difensivo che aveva ben abituato i tifosi. Individuato in Federico Dimarco l’erede ideale, pur con caratteristiche differenti da Perisic, l’Inter dell’Inzaghi II è una squadra preoccupata, priva di leader e che gioca con diverse marce in meno, ma senza essere convinta di farlo.

Questa negatività sembra aver attirato anche una buona dose di sfortuna, che coinvolge anche l’allenatore, sotto accusa da parte della tifoseria per le sostituzioni ripetitive, ruolo su ruolo, senza mai dare una veste tattica nuova alla squadra, ma va detto che anche contro la Roma i cambi di Inzaghi sono arrivati un minuto dopo aver incassato il gol del 2-1, sebbene l’allenatore abbia ribadito che le sostituzioni sarebbero state le stesse anche qualora Smalling non avesse trafitto Handanovic. La realtà è però che l’Inter ha rinunciato alle buone geometrie di Krjstian Asllani e alla corsa dello stesso Dimarco, retrocesso in difesa dopo l’ingresso di Gosens per Bastoni. Proprio Asllani, al debutto da titolare al posto di Brozovic, era uno dei giocatori più attesi: l’ex Empoli si è ben disimpegnato, ma non è riuscito a invertire le preoccupanti statistiche dell’era Inzaghi in assenza di Marcelo Brozovic.

Inter, i numeri senza Brozovic condannano Inzaghi

Contro la Roma è infatti arrivata la seconda sconfitta in quattro partite (con due pareggi) senza il numero 77 al centro del gioco dall’avvento del tecnico piacentino, laddove nella gestione Conte l’Inter non aveva mai perso in assenza del croato: cinque vittorie su cinque nell’anno dello scudetto. Numeri troppo elevati per far pensare a una coincidenza. Non è così, ma se Conte era riuscito a dare alla squadra un gioco più verticale, con meno possesso, nel quale Brozovic brillava più come recuperatore che come facitore di gioco, potendo venire surrogato anche da Barella o Gagliardini, l’Inter di Inzaghi aveva ben altri principi di gioco, almeno nella scorsa stagione.

L’ibrido cercato quest’anno dal tecnico emiliano, consapevole di dover cambiare gioco dopo il ritorno di Lukaku, ha portato ad una squadra che prova a gestire meno il pallone, ma che anche in difesa ha perso le certezze di un tempo. Tutti i segnali fanno pensare ad una stagione di transizione, ma né Inzaghi, né la proprietà possono permettersi di essere fuori da tutto già a inizio ottobre.

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