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Basket, intervista esclusiva ad Andrea Niccolai: "Negli anni di Jordan ero Niccolair". Lo scudetto a Treviso e un rimpianto

A Montecatini, nel 2006-07, Niccolai è diventato uno dei pochi giocatori di basket a superare i diecimila punti nel campionato italiano. Guardia indimenticabile con trascorsi importantissimi: a tu per tu con Niccolair

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Pasquale Guardascione

Pasquale Guardascione

Giornalista

Da 30 anni racconta lo sport e la cronaca per diversi giornali ed emittenti, Per Virgilio Sport è lui che va a scovare i campioni del passato e con le sue interviste li riporta sul terreno di gioco Per Virgilio Sport è lui che va a scovare i campioni del passato, o emigrati all'estero a cercare fortuna e con le sue interviste li riporta sul terreno di gioco

Andrea Niccolai è uno dei pochi giocatori che nel campionato italiano di basket ha superato i diecimila punti. Lo fece nella stagione 2006-2007 nella sua Montecatini.

“E’ un primato di cui ne vado fiero”, afferma l’ex cestista.

Una guardia tiratrice dotata di un eccellente tiro dalla linea dei tre punti. Venne soprannominato “Niccolair” per il gesto dell’aeroplanino con il quale esultava.

“Quando giocavo con la Virtus Roma i tifosi ricordo mi fecero uno striscione, all’epoca c’era Michael Jordan, nacque tutto da li. Quel modo di esultare lo iniziai ai tempi di Montecatini dove quando facevo alcuni canestri importanti allargavo le braccia. Ricordo di averlo fatto quando venimmo promossi in A1 e nei derby contro Pistoia”.

Una compagine quella di Montecatini dove c’erano quegli anni i “gemelli del canestro”: Niccolai e Boni.

“Io e Mario abbiamo fatto un bel percorso insieme dalla B fino all’A1. E’ rimasta una grande amicizia tra noi. Anche se in certe partite ci volevano due palloni”.

Poi, arriva il passaggio alla Virtus Roma dove gioca assieme a Radja, Mahorn, Fantozzi, Premier e Cooper.

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“Atleti pazzeschi di grande qualità, più vicino al mio ruolo fu Michael Cooper, nel primo anno nella Capitale averlo come compagno di squadra è stato un grande insegnamento. Mi ha aiutato a migliorarmi tanto in difesa. Era un fenomeno. Era un gruppo dove Radja che nonostante fosse giovane era già un campione ma pronto allo scherzo. Anche Roberto Premier teneva alto il morale della squadra. Nel 1992, poi, conquistai con la Virtus la Coppa Korac, una delle serate più belle della mia carriera. Andammo a vincere a Pesaro la coppa”.

Tutto però ebbe inizio nelle giovanili di Montecatini e culminò in quel periodo con il bronzo della Nazionale Under 19 ai Mondiali di Bormio del 1987.

“Un’esperienza che mi piacerebbe rivivere, il selezionatore era Filippo Faina. Un roster con Gentile, Rusconi, Pittis, Pessina”.

Il 19 novembre del 1986, appena diciassettenne, esordì con la Nazionale maggiore dell’Italia contro la Cecoslovacchia. Diventando il più giovane cestista ad esordire con la maglia degli azzurri nonché anche il primo ad essere convocato nonostante giocava in serie B.

“E’ stato un passaggio determinante. Era un fatto anomalo quegli anni che un giocatore dalla B venisse convocato in Nazionale. Avevo iniziato con le giovanili a Montecatini ed avevo esordito in B. Pensando adesso è qualcosa di unico”.

E’ con la maglia delle Libertas Forlì che in una gara contro Padova mette a referto, a metà degli anni Novanta, ben 46 punti in una sola partita.

“Era un match di A2 con un punteggio altissimo. Segnai tanto perché Padova quell’anno era molto forte in attacco ma difendeva il giusto. Negli anni, poi, ho migliorato tanto nel tiro dalla linea dei tre punti. All’inizio ero un cestista dalle qualità atletiche spiccate, poi, pian piano ho lavorato ed ero molto attento negli allenamenti”.

Nel suo palmares la stagione 1996-’97 è stata quella che con la Pallacanestro Treviso ha conquistato lo scudetto e la Supercoppa italiana.

“Una squadra di campioni come il compianto Henry Williams. Un’atleta di qualità con una grandissima umanità ed un enorme spessore umano. Era uno dei leader di quella squadra insieme a Riccardo Pittis che era il capitano. Un gruppo vincente guidato da Mike D’Antoni”.

Sono stati oltre venticinque le stagioni giocate da Niccolai e sono stati tanti i coach che lo hanno allenato.

“Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa. Quello che mi ha lanciato è stato Massimo Masini, ex pivot dell’Olimpia Milano, che ebbi in serie B a Montecatini quando fui convocato in Nazionale. Mi lanciò con coraggio nel quintetto base di quella squadra a sedici anni. E’ stato un padre per me. Con lui sono arrivato fino in A1. A Roma ebbi Valerio Bianchini dove si è iniziato ad alzare tanto il livello di difficoltà e la competenza tecnica. Lui era un coach con una grande capacità psicologica. Amava parlarti e farti crescere come uomo. In Nazionale ho avuto la fortuna di avere Sandro Gamba, una vera e propria leggenda della pallacanestro italiana. Mentre, a Treviso prima D’Antoni e, poi, Obradovic: due maestri”.

Una carriera lunga e piena di successi ma Niccolai ha, comunque, un rimpianto.

“Quello di non aver partecipato alle Olimpiadi del 1992. Quell’anno facevo parte del gruppo della Nazionale e mi dividevo il ruolo con Antonello Riva. Facemmo il pre-olimpico a Granada in Spagna ma, poi, non ci qualificammo. Andavano solo quattro squadre alle Olimpiadi e noi ci classificammo quinti. Partecipare alle Olimpiadi per un’atleta con certi valori sono il massimo, anzi, un sogno. Anche se ho partecipato ad un Mondiale. Fu un peccato perché quell’anno avevo un ruolo importante in Nazionale e avrei fatto parte della spedizione azzurra”.

Chiusa la carriera da giocatore nel 2013 inizia quella di tecnico con la Nazionale sperimentale, poi, le esperienze con Monsummano, Fiorentina Basket, Biella e Mantova.

“Io studio e mi aggiorno sempre e sono in attesa dell’occasione giusta perché la passione è sempre la stessa così come le emozioni che come allenatore nel basket le vivi sulla tua pelle”.

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