Marcell Jacobs non sembra entusiasta di correre i 200 metri. Il campione olimpico dei 100 metri ha corso i 200 soltanto nel 2018: “Era la sesta in undici giorni – ricorda il velocista italiano -. Ventiquattro ore prima, su un manto non particolarmente rapido, avevo corso i 100 in 10”12, mai così bene e avevo anche fatto una frazione di 4×100. Fu un finale tutto in salita, con i muscoli accartocciati. A metà del rettilineo rischia di cadere, tanto ero affaticato”.
Jacobs quindi ammette a La Gazzetta dello Sport: “I 200 metri? Non vorrei farli. Non so correrli e rispetto ai 100 faccio il doppio della fatica. Già quando in allenamento arrivo ai 150 mi domando chi me lo faccia fare. È una vita che non parto da un blocco in curva, è da una vita che non provo un vero ingresso in rettilineo. Sono obbligato dal mio allenatore Paolo Camossi. Dice che valgo meno di 20”. Ma se negli ultimi 50 mi imballerò, non accetterò critiche. Dovrò gestire la curva e lasciarmi andare in rettilineo. Poi è vero che rispetto al 2018 ho una tecnica di corsa, un motore e un atteggiamento psichico e mentale diverso. Ma rischierò lo stesso la figuraccia”.
Jacobs però sogna un altro grande risultato: “Se dovessi davvero sfondare la barriera dei 20”, abbinando quel tempo al 9”80 sui 100, al 37”50 con la 4×100 e al 6”41 sui 60, farei un bel poker. Savona? La stagione sarà lunga, meglio andarci cauti. Anche se le indoor, in effetti, mi hanno dato molta fiducia”.
Jacobs punta il Meeting di Roma: “Che bello vedere che per il meeting romano sia già partita la prevendita. L’atletica tira. Se penso che nel 2020 abbiamo gareggiato senza pubblico e che ora mi esibirò in uno stadio pieno, da campione olimpico e mondiale, provo orgoglio. Soprattutto perché sento la città sempre più mia”.
Infine, Jacobs chiude parlando della 4×100: “Il raduno azzurro della staffetta è stato proficuo. Ho riprovato cambi con Patta e con Desalu. Replicheremo subito dopo Pasqua, poi sarà difficile ritrovarci”.