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La parabola umana di Verona van de Leur: da ginnasta a pornostar

L'ex campionessa Verona van de Leur ha rivelato i drammi della propria vita dopo la ginnastica e il ritiro

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L’eleganza di Verona van de Leur le ha consentito di conoscere il plauso internazionale: le medaglie vinte agli Europei di ginnastica di Petrasso e il titolo di sportiva olandese del 2002 lo asseriscono, con vigore e incontestabilmente. La ginnastica, però, non le ha permesso di acquisire quelle buone pratiche e di rafforzare la propria autostima e l’indipendenza, sebbene lo sport dovrebbe dare poi questo. Un sistema valoriale che trasformi una ginnasta, una atleta, in una persona dotata di quelle competenze necessarie ad affrontare le difficoltà.

Verona van der Leur: dal successo al desiderio di suicidio

Invece Verona, in un libro che è già diventato un caso dopo la sconvolgente intervista rilasciata all’autorevole quotidiano inglese The Guardian, rivela la sua esperienza anaffettiva e drammatica di ex reginetta dello sport olandese tramutatasi in taccheggiatrice, ricattatrice e anche pornostar, all’occorrenza.

Una, nessuna e centomila come impartisce la costruzione dei personaggi del teatro pirandelliano. Così è per lei, la meravigliosa Verona. “Hai presente quei documentari con le ragazzine che piangono? Ecco, quello”, dice riferendosi al controllo subito e al sistema paragonato al circo con gli animali. Allenamenti durissimi e spietati, quelli riferito al Guardian, e di cui si parla con maggiore libertà e coraggio.

“Vedi i documentari su Internet con bambini che piangono? Ecco come è andata anche con noi”. “A volte rompi qualcosa, a volte no e sei fortunato”, la descrizione spietata di Verona. Un contesto terribile, in alcuni casi insopportabile: uno degli scandali più sconvolgenti della ginnastica internazionale riguarda la testimonianza della campionessa americana Simone Biles, che ha così denunciato gli abusi subiti da parte del medico federale americano, Larry Nassar.

Il dramma di Verona

A 17 anni, Verona iniziò a pensare al suicidio. “Mi sentivo come se fossi in un buco nero”, dice. “Forse la cosa migliore era smettere ma non c’era possibilità di smettere. L’ho provato un paio di volte ma nessuno me lo ha permesso”.

L’orrore all’interno delle mura domestiche

Ma in famiglia era anche peggio, visto che i genitori la costringevano a tornare a casa coi mezzi pubblici dall’aeroporto se non aveva finito la gara fra le prime tre. Dopo avere annunciato il ritiro, è andata anche peggio se possibile: una sera, arrivò a casa e scoprì che i genitori avevano cambiato le serrature, dopo che il padre le avevo svuotato il conto corrente e i risparmi accumulati con la sua attività agonistica e quanto ne era venuto.

Senza soldi e in difficoltà, la ex ginnasta medagliata si ritrovò a dormire in auto con il suo fidanzato: “Quando non hai niente sei costretta a rubare. Non avrei mai pensato di farlo, ma per sopravvivere qualsiasi cosa diventa necessaria”.

Il ricatto, la prigione e la pornografia

Nel 2010 per Verona arrivò anche la prigione: fotografò e ricattò una donna sposata che aveva ritratto con il suo amante. Per quel reato ha pagato con il carcere: una esperienza indimenticabile, che l’ha segnata. E non solo per il mentre: una volta libera, decise di darsi al porno (come capitato ad altri atleti) girando dei video amatoriali con il suo compagno e sfamandosi così. Una parabola dalla curva pericolosa che ha visto la sua risalita finalmente quando la Federazione le offrì un lavoro.

Oggi è al servizio delle ginnaste per sensibilizzarle di fronte a eventi di violenza e simili, cercando di svoltare di fronte a una vita che le ha insegnato e tolto molto, forse troppo.

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