Tutti erano convinti che Kyrie Irving non avrebbe accettato la Player Option prevista nel suo ultimo anno di contratto con i Brooklyn Nets. Eppure, a sorpresa, le cose sono andate diversamente. Cosa ha fatto cambiare idea all’ex Cleveland Cavs?
Sono usciti nuovi rumors che chiariscono quello che sta succedendo a Brooklyn, che insieme a Los Angeles – sponda Lakers – è nettamente la piazza più calda di questa offseason NBA.
Pare che Kyrie Irving abbia fatto delle richieste molto stringenti alla dirigenza in vista della prossima annata: vuole giocare massimo 60 partite di Regular Season, senza mai scendere in campo nei back-to-back (ovvero nelle partite che si svolgono in un giorno immediatamente successivo ad altre gare), poiché oltre tali limiti l’impegno è considerato dal giocatore “disumano”.
Che siano state proprio queste pretese, apparentemente accettate dalla società, a spingere Kevin Durant a chiedere la trade? A questo punto ci sembra un’ipotesi probabile.
Ma la richiesta di Kyrie è così assurda? Dipende da che punto di vista la si guarda. Il giocatore percepisce un max contract da 36,5 milioni a stagione, per cui forse dovrebbe semplicemente lasciar scegliere a Steve Nash e al suo staff tecnico e medico quando venire impiegato e quando no.
Ma va anche considerata la lunghezza di una stagione NBA: 82 partite, più i playoff… Potenzialmente 100 partite in 8 mesi. Tante, per tutti. A maggior ragione per Kyrie, che per stile di gioco espone il suo corpo a uno stress maggiore rispetto a molti altri atleti NBA. Forse Irving guarda a lungo termine, per arrivare non troppo stanco ai playoff… E in questo caso la sua richiesta non sembrerebbe più così pretenziosa.