Nessun pentimento, ma al contrario la convinzione di aver agito nell’”unico modo possibile”, anche se questo ha agevolato la sua condanna.
Questo il pensiero di Lance Armstrong a quasi sette danni dalla clamorosa squalifica infittagli dall’Usada, che squalificò a vita il ciclista texano togliendogli tutti i risultati sportivi ottenuti dal 1998 in avanti, compresi i sette Tour de France vinti tra il 1999 e il 2005, e il terzo posto nell’edizione 2006. L’anno seguente, nell’ultimo Tour della carriera, Armstrong concluse malinconincamente al 23° posto.
L’agenzia antidoping sostenne di avere prove schiaccianti e accusò il corridore di aver fatto sistematico uso di sostanze dopanti. Armstrong accettò la condanna rinunciando a difendersi e ora è tornato a parlare di quei fatti.
Durante un’intervista a ‘NBC Sport’, che uscirà mercoledì e di cui è stato già rilasciato un estratto, l’americano ha infatti dichiarato: “Non cambierei nulla di come ho agito. Cosa intendo dire? Che rifarei tutto, ma questo richiederebbe una spiegazione più lunga. Per prima cosa, non cambierei le lezioni che ho imparato. Non le avrei imparate se non avessi agito in questo modo. Non sarei stato investigato e sanzionato se non avessi agito in quel modo”.
Abbiamo fatto quello che dovevamo per vincere. Non era legale, ma non sarebbe cambiato niente” ha aggiunto Armstrong, che ha poi ammesso di aver agevolato le indagini ammettendo le proprie colpe: “Se mi fossi dopato e non avessi detto nulla, non sarebbe successo niente. Stavo implorando che accadesse, volevo essere scoperto. Ero una facile preda”.
Dopo la squalifica a vita Armostrong si è dedicato ad attività benefiche per la propria associazione nella lotta contro il cancro, senza però dimenticare la passione per lo sport, tenuta in vita partecipando a gare di durata.
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