La cavigliera che indossa ora è diversa da quella utilizzata fino a poche settimane fa con il Rosenborg, squadra norvegese a cui è approdato dopo una carriera da globetrotter del pallone. Non è una cavigliera da calciatore, è un aggeggio elettronico che deve indossare sempre e che serve alla polizia per monitorarne costantemente i movimenti. Già, perché Nicklas Bendtner è agli arresti domiciliari. L’ex attaccante della Juventus ha iniziato a scontare la condanna a 50 giorni di reclusione che gli è stata inflitta per l’aggressione a un tassista, a cui ha rotto una mandibola.
La foto shock – Su Instagram l’attaccante danese, in bianconero nella stagione 2012-13, ha pubblicato un post con la foto della cavigliera elettronica in cui si è detto rammaricato per l’accaduto: “Avrei voluto che tutto questo non accadesse, non solo per me, ma anche per il tassista che poi ha perso il suo lavoro, indipendentemente da come si è comportato non avrei mai voluto trovarmi in questa situazione”.
Le reazioni – La foto di Bendtner, che sta scontando la pena nella sua abitazione di Copenaghen, ha diviso i fan. Molte le reazioni di incoraggiamento al campione, invitato a iniziare una nuova vita e a scoprire i veri valori dell’esistenza. Qualcuno, però, ha approfittato anche per bacchettarlo. Quasi tutti i commenti sono in inglese o in danese, ma non mancano alcune reazioni in italiano, per lo più divertite, tra cui quella di un utente che ha scritto: “Vorrà dire che i festini ora li organizzerai in casa”.
Parabola discendente – Quella che Bedntner sta vivendo tra i fiordi di Trondheim, del resto, sono gli ultimi spiccioli di una carriera che ha imboccato da tempo la parabola discendente. Nato a Copenaghen il 16 gennaio 1988, il centravanti dal fisico possente e dall’imperioso stacco di testa è cresciuto nel vivaio dell’Arsenal, squadra in cui ha militato per sette stagioni totalizzando 47 reti in 171 gare. Nel 2012, dopo un’esperienza al Sunderland, il passaggio alla Juventus in cui, però, non ha mai sfondato. Appena 9 presenze in campionato con Conte in panchina, 11 in totale, anche a causa di una lunga serie di problemi fisici. I gol realizzati? Neppure uno. Quando era giocatore della Juventus fu beccato in stato di ebbrezza a Copenaghen e gli fu ritirata la patente per tre anni. Dopo un’esperienza di due stagioni al Wolfsburg poco gloriosa (appena tre gol in Bundesliga), nel 2016 è tornato in Inghiterra al Nottingham Forest prima di approdare al Rosenborg, nobile decaduta del calcio europeo in cui – se non altro – ha ripreso a segnare con una certa regolarità: 31 gol in due anni. Proprio al Rosenborg riprenderà a giocare dopo aver scontato la sua condanna durante la pausa invernale. In nazionale ha messo a segno 30 reti in 81 partite, dal 2006 al 2013. Qualche anno fa, ubriaco, picchiò un altro tassista, sempre a Copenaghen: il lupo perde il pelo ma non il vizio.