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Che fine ha fatto: da Eriberto del Chievo a Luciano dell'Inter

La parabola calcistica ma anche l'incredibile vicenda personale del brasiliano che fece "carte false" nel vero senso della parola

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Che fine ha fatto: da Eriberto del Chievo a Luciano dell'Inter Fonte: Ansa/Facebook

Eriberto e Luciano come dottor Jekyll e Mister Hyde o se preferite il quadro di Dorian Gray. In realtà stiamo parlando della stessa persona. Una delle ali (l’altro era Manfredini) che faceva volare il Chievo Verona dei miracoli di Del Neri. Poi da un giorno all’altro si scoprì che il suo vero nome non era Eriberto bensì Luciano e che aveva mentito anche sull’età con tanto di passaporto falso. Ma arrivò lo stesso la grande occasione: l’Inter che coincise però con la sua parabola discendente. Luciano non era più Eriberto, era tornato “normale”.

Chi era Eriberto e chi è Luciano

Il suo nome “originale” per intero, all’anagrafe era Luciano Siqueira de Oliveira. Era nato a Rio de Janeiro il 3 dicembre 1975. La sua è una sorta di storia calcistica circolare. Impossibile raccontare gli inizi senza bruciare il finale.

Resta orfano molto presto. Vive con la sorella e il cognato. Non lavora. Sa solamente giocare a calcio. Gioca a centrocampo, prevalentemente in fascia. Qualcuno lo nota, non è poi così male. Ma ha quasi vent’anni, e non è facile in Brasile essere preso in una buona squadra. Allora gli viene suggerito di cambiare nome, età, tutto. Nel 1996 questo faccendiere gli procura una carta d’identità falsa: diventa Eriberto Conceição da Silva, classe ’79.

Con 4 anni in meno viene notato e preso dal Palmeiras. Ora sì che Eriberto, e non Luciano, può spiccare il volo. Viene anche convocato nell’Under 21 brasiliana, non sapendo che lui Under 21 non è.

Eriberto arriva in Italia, il sogno Chievo

Dopo una buona stagione in Patria: 5 gol in 25 gare col Palmeiras, Eriberto viene notato e portato in Italia dal Bologna per 5 miliardi di lire. Due anni nel club felsineo, tra alti bassi (storie di incredibili gol sbagliati ma anche di viali di circonvallazione imboccati contromano con troppo alcol in corpo): è veloce ma incostante e, per la giovane età, non ancora ben inquadrato, pensano i tecnici senza sospettare di avere a che fare con un giocatore molto più grande.

Eriberto passa in comproprietà in Serie B al Chievo per 2 miliardi e mezzo di lire. Entrerà in quella squadra che scriverà una delle pagine più belle della storia del calcio italiano. Era il Chievo dei miracoli, nato da un quartiere di Verona, che conquistò la serie A (35 presenze e 4 gol per Luciano alias Eriberto). E con Delneri in panchina, nel 2001-2002 seppe disputare da neopromossa un campionato di testa Inter, Juventus e Milan.

Eriberto, ovviamente riscattato, formava con Manfredini una delle coppie di ali più forti del campionato, se non la più completa. In pochi solcavano la fascia come lui. E anche in fase realizzativa non era male. Quel Chievo finì 5° in campionato e si qualificò per la Coppa Uefa. Il nome di Eriberto era scritto sui taccuini delle squadre più importanti di A.

Eriberto esce allo scoperto: “Sono Luciano, ho mentito!”

Nell’estate del 2002 il sogno diventa un piccolo incubo. In procinto di passare alla Lazio di Cragnotti che aveva già preso il suo “gemello di fascia” Manfredini, Eriberto prima sparisce. Fuga in Brasile. Poi esce allo scoperto con una confessione choc: “Non mi chiamo Eriberto ma Luciano, non ho 23 anni ma 27, non posso più fingere e voglio che mio figlio, almeno lui, si chiami col suo vero nome”.

Davvero tutto il mondo del calcio, italiano e non, restano scioccati da questa sua confessione che apre le porte a un processo sportivo e non solo. L’esterno brasiliano rischia addirittura il carcere, ma alla fine è solo il tribunale sportivo a dichiararlo colpevole: un anno di squalifica poi ridotta a 6 mesi e una penale di 160.000 euro.

Inoltre, chi fece a Luciano il favore di trasformarlo in Eriberto, non ha dimenticato come scrisse Crosetti su Repubblica in una lunga intervista col brasiliano: e in questi anni gli ha chiesto soldi in cambio di silenzio. Per poter restare Eriberto, e giocare con quel nome finto scritto sulla schiena, Luciano ha pagato un bel po’ . “Non sapevo più chi ero, avevo crisi d’identità profonde, pensavo a quando mio figlio che adesso ha due anni sarebbe cresciuto: come lo avrei chiamato?”.

Il “ritorno” di Luciano, la chance Inter

La Lazio che già prima dello scandalo non aveva trovato l’accordo economico, si ritira dalla trattativa. Il fu Eriberto, ora tornato Luciano viene tenuto volentieri al Chievo che lo aspetta dopo la squalifica. Gioca 16 gare e segna un gol, il primo di fatto col suo vero nome.

Luciano avrà comunque la sua grande occasione: l’Inter, nell’estate 2003, lo prende in prestito. Ma, ironia della sorte per uno che ha ritrovato e ripreso la sua identità, Luciano non è più lui. Gioca soltanto 7 gare: 5 in campionato e due in Coppa Italia senza lasciare mai il segno.

Il ritorno a Verona e il ritiro

A gennaio 2004 è già tornato al Chievo, dove resta per altre 9 stagioni, fino a 37 anni compiuti. Resta sicuramente uno dei giocatori più forti che abbiano vestito la maglia gialloblu: quinto nella classifica di presenze totali in campionato, e secondo in quella per presenze in Serie A con i clivensi, dietro Sergio Pellissier.

Il 22 luglio seguente dopo essersi svincolato trova l’accordo con il Mantova, militante in Lega Pro Seconda Divisione, firmando un contratto biennale. Dopo pochi mesi dal suo ingaggio, decide di rescindere il contratto con la società lombarda e di ritirarsi.

Cosa fa adesso Luciano ex Eriberto

Tornato in Brasile, dopo il ritiro, gestisce un suo residence a Florianópolis. Nel luglio 2017 comincia il corso da allenatore a Coverciano che consente di allenare in Serie D. Dopo qualche mese diventa il vice di Luca Prina, tecnico della Primavera del Chievo.

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